(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 10 apr. - I Dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie italiane sono passati in pochi anni da 180 a circa 140, sulla scia di sempre piu' stringenti politiche di revisione della spesa che hanno prodotto anche l'accorpamento di alcune Ausl. Ma la scure della spending review non e' l'unico rischio a cui vanno incontro queste strutture tecnico funzionali delle Aziende Unita' Sanitarie Locali preposte alla prevenzione e promozione della tutela della salute. Un altro rischio attuale - lamentano i direttori dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie riuniti per la prima volta a livello nazionale in una Convention, a Bologna, promossa dalla SItI (Societa' Italiana di Igiene - Medicina Preventiva e Salute Pubblica), in collaborazione con SIMeVeP (Sindacato Italiani Veterinari Medicina Pubblica) e SNOP (Societa' Nazionale degli Operatori della Prevenzione) - e' quello di svuotare i Dipartimenti di prevenzione della loro imprescindibile funzione, attribuendo le diverse competenze ad altre articolazioni dello Stato.
"Mai come oggi- sottolinea Michele Conversano, presidente della SItI- rilanciare il ruolo dei Dipartimenti di Prevenzione vuol dire non solo preservare le strutture che contribuiscono a proteggere la salute dei cittadini, ma significa opporsi alla dissipazione di un patrimonio di competenze, di idee e di valori imprescindibili. Il settore, da sempre sotto finanziato, e' oggetto di ulteriori forti ridimensionamenti in varie regioni italiane dove- rimarca Conversano- non si comprende che la prevenzione e la promozione della salute rappresentano oltre che un fattore di crescita sociale e culturale della societa' anche un elemento di sviluppo economico sia indirettamente in termini di eventi sanitari evitati (ad es. risparmio dei costi di mancata ospedalizzazione), sia direttamente tramite gli investimenti in sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro, nonche' per la tutela della salute dei cittadini/consumatori".
Rilanciare l'importanza dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie rappresenta, dunque, un investimento a forte valore aggiunto anche in termini etici. I promotori della Convention di Bologna concordano su alcuni punti che reputano fondamentali.
"Innanzitutto- spiega Fausto Francia, direttore del Dipartimento di Sanita' pubblica dell'Ausl di Bologna- che la prevenzione e la promozione della salute sono materie multidimensionali, interdisciplinari e multi professionali che trovano nel Dipartimento, cosi' come previsto dalla legge, la modalita' operativa ed istituzionale ideali. In secondo luogo, i tentavi in atto di smontarne le varie componenti facendole afferire ad altri livelli statali (i veterinari al ministero delle Politiche agricole, la sicurezza sui luoghi di lavoro ad una Agenzia nazionale) costruiscono un elemento di forte indebolimento delle tutele e dei diritti per la salute dei cittadini". Al contrario, e' necessaria una maggiore integrazione funzionale tra le varie discipline della prevenzione e della sicurezza tramite l'adozione di percorsi assistenziali trasversali focalizzati alla presa in carico globale dei problemi sanitari delle collettivita' locali.
"Occorrerebbe quindi- conclude Francia- perseguire sempre piu' nuove modalita' di lavoro costruite sull'analisi epidemiologica dei problemi di salute, sull'appropriatezza degli interventi basati sulle evidenze scientifiche, sulla categorizzazione e la comunicazione del rischio, nonche' sulla partecipazione dei cittadini".
(Wel/ Dire)