(DIRE - Notiziario salute) Roma, 27 set. - Nell'edizione 2012 del Camp David Accountability Report, presentato in occasione dell'ultimo vertice G8, emerge che l'Italia si colloca al settimo posto fra i membri G8 in termini assoluti di volumi dell'APS (aiuto pubblico allo sviluppo). Andando a vedere il dettaglio, ad esempio, la percentuale dell'APS sul PIL dell'Italia nel 2004 e nel 2010 e' stata dello 0,15%. Negli stessi anni, la media G8 si e' attestata allo 0,22% (2004) e 0,28% (2010). Per quanto riguarda la salute globale, Il Camp David Accountability Report dedica ampio spazio in particolare alla lotta alle malattie infettive (con riferimento ad AIDS, tubercolosi e malaria e quindi al Fondo Globale) e alla salute materna e infantile (Muskoka Initiative), sottolineando che il G8 e' "on track" rispetto agli impegni presi.
Queste conclusioni non sono pero' applicabili all'Italia: il nostro Paese, infatti, non e' in linea con le promesse; nei confronti della Muskoka Initiative, ad esempio, pur essendosi impegnato per 75 milioni di dollari aggiuntivi entro il 2015 non ha erogato ancora nulla. Lo sottolinea Actionaid nel report presentato oggi a Roma (vedi lanci precedenti). "Similmente, non puo' vantare alcun merito recente nella lotta all'Aids, tubercolosi e malaria- si legge nello studio- L'Italia finanziava la lotta alle tre grandi pandemie prevalentemente tramite il Fondo Globale ma, se fino al 2008 figurava fra i maggiori finanziatori, i mancati contributi degli anni 2009 e 2010, uniti al fatto di non aver preso alcun impegno per il triennio 2011-14, l'hanno fatta scivolare in fondo della classifica dei membri del G8 rischiando di essere estromessa dal Board del Fondo stesso".
Secondo l'organizzazione la performance italiana e' ancor piu' grave se paragonata al Pil: nel 2009 e nel 2010 l'Italia - con un rapporto Aps sanitario sul Pil rispettivamente dello 0,018% e 0,017% - e' infatti fra i piu' lontani dal target dello 0,1%.
Secondo le analisi condotte da ActionAid, l'Italia a partire dal 2008 ha "progressivamente tagliato il proprio APS sanitario di oltre 287 milioni di dollari nel 2009 attestandosi nel 2010 su valori assoluti inferiori a quelli del 2007 (338 milioni di dollari). Per quanto riguarda l'impegno finanziario dell'Italia a favore dell'uguaglianza di genere e dell'empowerment femminile i dati piu' recenti sono contenuti nel rapporto OCSE "Aid in support of gender equality and women's empowerment", pubblicato nel 2012.
Nel documento viene mostrata la comparazione tra l'impegno sul tema dei Paesi DAC nel 2009 e 2010 in riferimento all'APS bilaterale erogato a favore dei vari settori di intervento. Sulla base dei dati OCSE, l'Italia ha ridotto le risorse, passando dal 23% del 2009 (172 milioni di dollari) al 7% nel 2010 (24 milioni di dollari); il dato si evince dall'analisi dei settori dell'aiuto pubblico allo sviluppo a cui e' stato applicato il gender marker (348 milioni di dollari nel 2010). "Nel 2009-2010 il nostro Paese ha quindi stanziato a favore dell'uguaglianza di genere e dell'empowerment femminile in media 98 milioni di dollari e ha applicato il gender marker all'80% dell'aiuto bilaterale settoriale- sottolinea Actionaid- Nel 2010, e' mancata l'applicazione del gender marker a interventi del valore di 278 milioni di dollari (pari a piu' del 40% degli aiuti bilaterali erogati in quell'anno). Tuttavia, e' bene sottolineare che quando si mettono a confronto gli esborsi dei Paesi DAC, bisogna tenere conto del totale dell'aiuto non tracciato. L'Italia, infatti, e' terzultima nella percentuale di aiuto tracciato (80%), hanno fatto peggio solamente Regno Unito (77%) e Lussemburgo (70%)".
Per quanto riguarda il sostegno allo sviluppo agricolo, nel 2009, la FAO stimava che per garantire sufficiente cibo per una popolazione che nel 2050 raggiungera' i 9.1 miliardi di persone saranno necessari 83 miliardi di dollari di investimenti netti all'anno, che dovranno provenire da uno sforzo congiunto dei Paesi donatori e beneficiari oltre che dal settore privato.
"Negli ultimi venti anni l'agricoltura e' stata la cenerentola della cooperazione internazionale. Infatti, la quota di aiuto pubblico allo sviluppo dedicata al settore e' passata dal 19% nel 1980 al 3% nel 2006 - per poi aumentare lievemente nel 2009, raggiungendo il 6%. Questa inversione di tendenza e' stata successivamente rafforzata grazie alla decisione assunta nel 2009 dai Paesi del G8, ai quali se ne sono poi aggiunti altri cinque, che in occasione del Vertice de L'Aquila si sono impegnati a stanziare per i tre anni successivi 22 miliardi di dollari dei quali pero' solo 6,2 erano aggiuntivi a quelli gia' previsti - ai settori dell'agricoltura e della sicurezza alimentare (l'Aquila Food Security InitiativeAFSI). Grazie all'AFSI, l'aiuto agricolo e' aumentato del 60% nel 2010. A guidare questo incremento sono stati solo alcuni Paesi: Spagna, Stati Uniti e Canada, che hanno stanziato le quote piu' consistenti (80% del totale)".
In questo contesto, l'Italia e' uno dei Paesi che a tre anni dal lancio dell'AFSI ha dichiarato di aver speso tutte le risorse impegnate, con un lieve incremento rispetto a quanto previsto (517.4 milioni di euro). Tuttavia, dei 428 milioni di dollari promessi in origine dall'Italia, solamente 180 milioni erano in realta' risorse aggiuntive. Inoltre, l'Italia uno dei Paesi all'interno dell'AFSI che, pur essendosi impegnato ad aumentare il proprio aiuto in agricoltura e avendolo speso secondo i tempi previsti, ha registrato un calo del proprio aiuto pubblico allo sviluppo relativo ai settori dell'agricoltura e della sicurezza alimentare rispetto al triennio precedente (2006-2008).
(Wel/ Dire)