DEBITI GRAVITANO SULLA STRUTTURA, COSTI NON PIÙ SOSTENIBILI.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 8 nov. - C'erano parlamentari e giornalisti, sindacati e familiari, oltre agli stessi ragazzi disabili, ieri, al Cem della Croce Rossa italiana a Roma, a decretare l'inizio dell'occupazione della struttura di via Ramazzini sulla quale grava il peso di un debito milionario del Comitato provinciale di Roma della Cri e costi di gestione che non si riesce piu' a mantenere. Un'occupazione come forma di protesta, da parte dei familiari delle persone con disabilita' anche grave, per i quali da decenni il Centro di educazione motoria e' casa o luogo di attivita' diurne. Cosa si chiede? "La certezza che i ragazzi non si muovano dal Cem, come era stato promesso, ma come una lettera con i nomi di chi deve essere ricollocato altrove lascia supporre che non si voglia fare": a parlare e' la signora Maria Cidoni, mamma di Barbara. Da tempo la manutenzione ordinaria non viene fatta, come gia' mesi fa ci confermava il commissario della struttura Flavio Ronzi. "Stiamo arrivando a un punto di degrado- dice con la forza e la dignita' che le sono proprie la signora Cidoni- ci costringeranno forse ad andar via perche' non ci si fara' piu' a resistere in mezzo al degrado?". L'altra richiesta di chi da ieri protesta e' che presso il reparto Archimede (una delle porzioni della struttura, quello che ad oggi ospita gli utenti in regime di semiresidenzialita') venga attivato il progetto, che esiste da tempo ma solo sulla carta, per il "dopo di noi": "I genitori stanno man mano venendo meno, e questi figli devono trovarsi in quella struttura 'dopo di noi' che da tempo era stata promessa".
"Che non si tocchino i ragazzi, loro sono intoccabili" dice ancora la signora Cidoni, "mentre invece i piu' intelligenti stanno comprendendo e soffrendo tantissimo di questa situazione. Ci lascino in pace qui: il Cem e' la casa dei nostri figli, e' la loro storia e ad essi appartiene". E ieri pomeriggio, anche davanti alle telecamere, una ragazza disabile, utente del Cem, ha voluto portare un suo contributo, dire la sua, sfogandosi in pianto e dicendo "Io non me ne vado". "Loro (la Cri, ndr) dicono- aggiunge Maria Cidoni- che dal 2013 non c'e' piu' un bilancio. E con la privatizzazione della Croce rossa forse il Comitato provinciale di Roma non esistera' piu'. Allora, pensano di vendere la struttura? Quello che pretendiamo e' la chiarezza".
All'appuntamento che ha coinciso con l'inizio dell'occupazione c'era anche la deputata del Partito democratico Ileana Argentin, che ha detto: "La Croce rossa doveva essere qui a fare l'occupazione con noi, se non ci rientra con i costi di gestione e se la Regione su questi punti non gli risponde, ma dov'e'?". E proprio nella lettera che di recente il commissario chiamato a risanare la situazione del Cem, Flavio Ronzi, ha scritto al presidente dell'associazione genitori del Cem Franco Donadio, veniva detto che "qualora continui l'inerzia e il silenzio della Regione e dell'Asl, al fine di tutelare la salute e la continuita' assistenziale agli utenti, sara' inevitabile il trasferimento degli utenti in altre strutture a carico del Servizio sanitario regionale". In una nota poi diffusa alla stampa Argentin parla di "sciagurate scelte della Polverini": "Aderiamo convintamente all'occupazione delle famiglie e dei 58 disabili gravi che verrebbero sbattuti fuori da questa importante struttura per colpa delle scelte sciagurate della Polverini.
Tutto il partito democratico e' schierato in questa battaglia, ed io sono pronta ad incatenarmi per scongiurare questa chiusura".
L'associazione genitori del Cem scrive in una nota: "Tra tutte le forme di violenza che segnano le nostre vite ve ne e' una tanto diffusa quanto ripugnante: e' la violenza amministrata, chi la perpetra non ha un volto proprio, la sua faccia e' una maschera, il suo elemento e' l'assenza, il suo strumento l'esclusione. Le sue vittime sono i piu' deboli, quanti per il loro bisogno non sono graditi a un ordine che regna ma che non sa governare. Sono le vittime di un'economia che li fa scomparire, di un diritto che premia il capriccio del piu' forte (...).
Questa violenza stanno subendo i nostri figli ricoverati al Cem e noi con loro, vittime di una amministrazione di una politica che ha tradito il proprio compito lasciandoci senza futuro". I manifestanti andranno avanti a oltranza, nella loro occupazione, fino a quando non arriveranno segnali e risposte concrete. Hanno cominciato dal reparto Archimede che accoglie i disabili meno gravi e quindi piu' facili da gestire, quelli appunto che vengono al Cem nell'arco della giornata e tornano a casa loro la sera, ma non escludono di coinvolgere tutti gli altri. E sono pronti a mettere in campo forme di protesta piu' eclatanti, non escluso il blocco della strada Portuense nei cui pressi e' situato il Cem. "Sia ben chiaro, non vogliamo far pena, i nostri ragazzi non devono fare pena", dice ancora Cidoni con la consapevolezza di chi si sta battendo per un diritto. "Ho il fiele in bocca, a volte sono stanca di combattere e dopo che parlo tanto mi verrebbe voglia di esplodere in lacrime, ma non voglio arrivare alla soluzione estrema, di toglierti di mezzo insieme a tua figlia, quella soluzione a cui rischiano di farti arrivare, perche' a forza di combattere esci di testa...".
(Wel/ Dire)