SALUTE. BOLOGNA, PREVENZIONE TUMORI ANCHE PER DONNE STRANIERE
TROPPI RITARDI NEI TEST, SOPRATTUTTO FRA AFRICANE E NORDAFRICANE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 29 mar. - Un'azione coordinata
di tre realta' del no profit bolognese per andare incontro alle
esigenze sanitarie delle donne migranti, che spesso si
sottopongono troppo tardi allo screening dei tumori femminili o
non vi si sottopongono affatto. E' "La prevenzione non ha
colore", progetto sostenuto dall'assessorato alle Pari
opportunita' della provincia di Bologna, che sara' portato avanti
fino al 2014 da Pace Adesso - Peace Now, insieme a Lilt Bologna e
Manos Sin Fronteras. "Non esistono statistiche su quante siano le
immigrate vittime di tumori alla mammella o al collo dell'utero",
spiega il presidente locale della Lega italiana lotta ai tumori
Domenico Francesco Rivelli. "La priorita' e' conoscere i numeri
del fenomeno", continua, "ma sappiamo gia' che alcune categorie
di donne, come quelle africane e sudamericane, arrivano alla
diagnosi con un ritardo medio di un anno e sono colpite da forme
tumorali gravi che tra le italiane, grazie all'introduzione del
Pap Test, non si vedono da 30 anni. Iniziamo offrendo a tutte
questo test, il piu' semplice dei mezzi di prevenzione". Negli
ultimi tempi, le campagne della Lilt per la prevenzione dei
tumori femminili hanno portato a un aumento continuo delle
visite. Nel 2007, si e' sottoposto allo screening per i tumori al
seno un 43% di donne in piu' rispetto all'anno precedente, nel
2008 l'incremento e' arrivato al 60%. Ma secondo dati del 2010,
il 90% delle aderenti alla campagna sono italiane. "Gli stranieri
regolari che risiedevano in provincia alla fine del 2012 erano
102.809, il 10% della popolazione totale", racconta l'assessore
alle Pari opportunita' Gabriella Montera, "e di questi il 52,8%
erano donne. Il loro numero e' in continua ascesa e sono loro a
tessere i rapporti umani, sia all'interno di famiglia e comunita'
di appartenenza che con la societa' piu' ampia. Vogliamo
intercettare quelle, tra loro, che oggi hanno difficolta' a
sottoporsi allo screening per ragioni culturali, per scarsa
consapevolezza o per paura di perdere il lavoro. Il progetto e'
indirizzato anche a sollevare il sommerso delle donne irregolari,
facilitando il loro accesso ai servizi". "Il problema maggiore",
dice Rivelli, "e' raggiungere la fiducia delle diverse comunita'.
In passato ho avuto contatti informali con donne migranti, e'
stato difficile rompere il ghiaccio ma alla fine mi hanno fatto
domande molto precise sugli aspetti medici dei tumori femminili".
Proprio per gestire efficacemente gli aspetti di mediazione
culturale, il progetto e' realizzato in sinergia da tre
associazioni con tre diversi campi di intervento. Afferma
Giampiero Parenti, presidente di Pace Adesso: "Noi forniremo il
know how sulle relazioni tra culture e ci occuperemo dell'analisi
delle problematiche culturali e di genere. E' un progetto che ci
sta molto a cuore", prosegue, "perche' anche se non esistono
statistiche in merito, sappiamo dall'esperienza quotidiana di
medici e operatori che quella dei tumori e' un'emergenza per le
immigrate. Questa iniziativa fa parte di un programma globale per
donne e sviluppo, che portiamo avanti anche in realta' del terzo
mondo per tutelare la popolazione femminile, spina dorsale della
societa'". La terza realta' che partecipa e' Manos Sin Fronteras.
"Per integrare le diverse esperienze di cura, offriremo i nostri
corsi di stimolazione neurale, una tecnica di autotrattamento
complementare alla medicina tradizionale", spiega la presidente
Patrizia Amadei. "Il nostro ruolo", continua, "e' di collaborare
con le strutture tramite un approccio olistico alle esigenze
della persona. Le donne coinvolte vanno rese coscienti di se
stesse, devono imparare a esercitare amore e attenzione su di se'
oltre che sugli altri". "La prevenzione non ha colore" e'
finanziato da Ima, societa' che ha chiesto ai propri dipendenti
di segnalare delle iniziative di responsabilita' sociale. "Ne
abbiamo scelte 3 tra le 39 possibili", dice il responsabile della
comunicazione Daniele Vacchi, "e questa non poteva mancare, e' un
progetto di civilta'".
(Wel/ Dire)
|