"LE LINEE GUIDA ESISTONO MA NON SEMPRE IL PERSONALE ACCETTA DI SEGUIRLE".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 mar. - Una serie di
raccomandazioni ministeriali che regolano la somministrazione
durante l'orario scolastico dei farmaci, sia ordinari che di
emergenza, per i bambini che ne hanno bisogno. Questo e' stato il
frutto di anni di battaglie condotte da associazioni come Aice,
Associazione italiana contro l'epilessia, per tutelare la salute
dei piccoli affetti da qualunque tipo di malattia cronica. Ma
anche se le linee guida sono state approvate nel 2005 dall'allora
ministro della Sanita' Francesco Storace, la loro applicazione
pratica continua a incontrare ostacoli, specialmente per
l'epilessia. Le modalita' di cura di questo disturbo nelle scuole
sono affidate a protocolli regionali che non tutti gli istituti
rispettano. "Gli insegnanti spesso rifiutano di dare le medicine
ai bimbi, per paura di sbagliare o di affrontare la
responsabilita' - racconta Rosa Cervellione, presidente della
Federazione italiana epilessie - ma si puo' rimediare diffondendo
piu' informazioni, le persone vanno dotate degli strumenti per
affrontare questa realta'".
Nel caso degli alunni epilettici, la situazione e' complicata
dall'eventualita' che si presentano crisi gravi mentre sono a
scuola. "In Emilia Romagna non si incontrano grandi problemi per
la somministrazione della terapia ordinaria, cioe' dei farmaci
che i bambini devono prendere piu' volte al giorno - spiega il
presidente regionale dell'Aice Giovanni Battista Pesce - ma e'
difficile che il personale sia disposto a intervenire durante gli
episodi convulsivi". Episodi che pero' riguardano un numero
importante di ragazzi. Nel 2009 in regione sono state rilasciate
piu' di 2.000 autorizzazioni per la somministrazione non
specialistica di farmaci a scuola, di cui il 40% per epilessia e
febbri convulsive. La riluttanza degli insegnanti a gestire
queste situazioni deriva anche da una carenza del mercato
farmacologico italiano. "Nel nostro Paese per fermare le
convulsioni si usano farmaci che si assumono per via rettale -
dice Pesce - Ci stiamo battendo perche' siano disponibili anche
qui medicine a base di Midazolam, che invece si puo' prendere per
via orale". Non e' solo una questione di farmaci, pero'.
"L'ostacolo principale e' l'ignoranza - dice Rosa Cervellione -
Non e' colpa degli insegnanti, che comunque andrebbero preparati
meglio. Il ministero dovrebbe intervenire, predisponendo una
formazione specifica su questi temi. Le leggi non possono
sostituire la comprensione dei problemi". Una maggiore
disponibilita' da parte del personale scolastico pero'
faciliterebbe la vita di molte persone. "Ho conosciuto una madre
che stava tutto il giorno nel parcheggio della scuola ed entrava
per dare le medicine al suo bambino - racconta Cervellione - Gli
istituti dotati di personale infermieristico sono pochissimi, se
non si coinvolgono gli insegnanti i genitori sono costretti a
gestire i loro tempi di lavoro in base alla terapia dei figli".
Secondo la presidente della Fie, la strada per andare incontro ai
piccoli epilettici e alle loro famiglie e' quella della
collaborazione. "Non dimentichiamo che gli insegnanti sono prima
di tutto persone - afferma - Per sconfiggere i pregiudizi,
bisogna alzare il livello di cultura e informazione rispetto a
tutto cio' che ruota intorno alla scuola, che e' la prima fucina
delle discriminazioni. Chi ci lavora deve essere dotato degli
strumenti per trasmettere i giusti valori. Il personale non va
messo nelle condizioni di rispondere a un'esigenza di cui non sa
nulla. Aumentando la consapevolezza, ci saranno sempre piu'
insegnanti disposti ad accogliere i bambini e fare attenzione ai
loro bisogni".
(Wel/ Dire)