30,6 MLD DI TASCA PROPRIA DEI CITTADINI: +8% PERIODO 2007-2010.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 15 mar. - Spesa pubblica sempre
meno adeguata ai bisogni sanitari dei cittadini, spesa privata
sempre piu' alta. È stimato in 17 miliardi di euro nel 2015 il
gap cumulato totale tra le risorse di cui ci sarebbe bisogno per
coprire i bisogni sanitari dei cittadini e i soldi pubblici che
presumibilmente il Servizio sanitario nazionale avra' a
disposizione. Poche risorse pubbliche rispetto ai bisogni reali,
con tagli inevitabili ai servizi. È questo lo scenario della
sanita' in Italia, se i trend attuali troveranno conferma.
Intanto, gia' oggi i cittadini spendono molto di tasca propria
per la salute: 30,6 miliardi di euro, +8% nel periodo di crisi
2007-2010. Emblematico e' il caso della spesa per i farmaci, con
un taglio del 3,5% della spesa pubblica e un incremento della
spesa privata del 10,7% nel triennio 2007-2010. Per le famiglie
aumenta il peso dei ticket sui farmaci (a fine anno si superera'
di molto il miliardo di euro) e, se non verranno aboliti,
arrivera' presto la stangata dai ticket su diagnostica,
specialistica e pronto soccorso, che unita a quella sui farmaci
sara' un nuovo salasso stimabile in 4 miliardi di euro.
Peggiora la qualita' della sanita', soprattutto nelle Regioni
dove i tagli sono maggiori. Per il 31,7% degli italiani il
Servizio sanitario della propria Regione e' peggiorato negli
ultimi due anni (lo pensava il 21,7% nel 2009), per il 55,3%
tutto e' rimasto uguale a prima, e solo per il 13% c'e' stato
invece un miglioramento (ne era convinto il 20,3% nel 2009). I
cittadini che parlano di un peggioramento sono il 18,7% in piu'
di quelli che avvertono un miglioramento. Nel Mezzogiorno (38,5%)
e al Centro (34,2%) sono piu' alte le percentuali di persone che
lamentano un peggioramento della sanita'. Nelle Regioni con Piano
di rientro, piu' del 38% degli intervistati afferma che la
sanita' e' peggiorata nei due anni precedenti e solo meno dell'8%
dichiara che e' migliorata (con un saldo tra miglioramento e
peggioramento molto negativo, pari a -31%).
Nelle Regioni senza Piani di rientro i cittadini che parlano
di un peggioramento sono il 23,3%, mentre per il 19,4% c'e' stato
un miglioramento. La sanita' peggiora dunque nelle Regioni in cui
i Piani di rientro hanno imposto controlli rigidi della spesa e
tagli a servizi e prestazioni: in queste Regioni si spende meno
rispetto al passato, ma per ora non si spende meglio. Perche' gli
italiani spendono di piu' per la salute. La spesa sanitaria
privata e' cresciuta del 25,5% in dieci anni. L'aumento non
dipende solo dalle recenti manovre di bilancio. Ci sono settori
dalla copertura pubblica da sempre giudicata inadeguata, come
l'odontoiatria, con il 95% della spesa a carico dei privati,
quasi 12 miliardi di euro l'anno. Al moltiplicarsi dei piccoli
disturbi, le persone cercano risposte rapide, molto spesso a
spese proprie, per continuare a svolgere le funzioni quotidiane
in famiglia e al lavoro. Sono milioni gli italiani afflitti da
piccole patologie: 19,3 milioni soffrono di ricorrenti dolori
muscolari, articolari o di altro tipo (1,4 milioni di giovani,
con meno di 30 anni, e 7,6 milioni di anziani), 18,7 milioni
hanno problemi alla vista (dalla miopia alla presbiopia,
all'astigmatismo: 2,4 milioni sono giovani), 10,7 milioni di
persone soffrono di allergie (2,3 milioni sono giovani), 10,6
milioni tendono a ingrassare troppo, 9,1 milioni hanno emicranie
frequenti, 9 milioni hanno difficolta' a prendere sonno o
soffrono di insonnia. Di fronte ai tanti piccoli disturbi e a
sintomi non gravi, il 39% degli italiani consulta subito il
medico di base, il 31% tenta di curarsi stando a casa (con
riposo, alimentazione corretta, ecc.) e il 15% assume qualche
farmaco che in altre occasioni si e' rivelato efficace. Un altro
esempio di spesa privata e' quella per i medicinali non
convenzionali, pari a 1,7 miliardi di euro l'anno.
Decolla il 'low cost' sanitario, con qualche preoccupazione.
Anche nella sanita' e' partita la caccia alle offerte. Si cercano
prestazioni a prezzi piu' bassi, di qualita' accettabile, con
buoni tempi di accesso. È stimato in 10 miliardi di euro il
valore della sanita' 'low cost'. Questo segmento di mercato
crescera' del 25% l'anno. I tagli dei prezzi delle prestazioni
sono di solito non inferiori al 30%, ma possono arrivare al 60% e
sul web si moltiplicano le offerte (dall'odontoiatria ai servizi
di prevenzione) con sconti fino all'85% rispetto ai comuni prezzi
di mercato. Nella componente privata del mercato sanitario cresce
dunque l'appeal del low cost, destando pero' qualche
preoccupazione a causa della mancanza di controlli di qualita' e
per la possibile induzione di una domanda impropria con risposte
inappropriate. Un esempio e' la medicina e la chirurgia estetica,
con un milione di italiani (di cui 800mila donne) che vi hanno
fatto ricorso nel corso della loro vita, settore nel quale si
registrano molte offerte promozionali low cost.
Questi sono i principali risultati di una ricerca realizzata
dal Censis nell'ambito delle attivita' del Forum per la Ricerca
Biomedica, presentata oggi a Roma da Carla Collicelli,
vicedirettore del Censis, e discussa da Giuseppe De Rita,
presidente del Censis, Rosy Bindi, vicepresidente della Camera
dei Deputati, Giuliano Cazzola, vicepresidente della XI
Commissione (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei
Deputati, Giuseppe Zuccatelli, presidente f.f. dell'Agenas, Luca
Pani, direttore dell'Aifa, Massimo Scaccabarozzi, presidente di
Farmindustria, e Renato Balduzzi, ministro della Salute.
(Wel/ Dire)