(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 12 mar. - Lamentava forti
dolori addominali, ma, secondo il medico del carcere, non aveva
nulla di grave, solo aria nella pancia. Ulteriori accertamenti,
effettuati dopo diversi giorni a fronte del persistere del
dolore, hanno invece evidenziato un sospetto carcinoma e alcune
formazioni a carico dell'ovaio. La donna e' stata cosi'
sottoposta a un intervento chirurgico per asportare ovaie, utero
e appendice: ancora qualche giorno di ritardo e non ce l'avrebbe
fatta. Il caso, che vede protagonista una detenuta del carcere
romano di Rebibbia, e' ora oggetto di un'interrogazione
parlamentare presentata dalla deputata radicale in commissione
Giustizia, Rita Bernardini.
I.d.G, reclusa con ancora sei anni da scontare e ammessa al
lavoro esterno, prestava servizio in un laboratorio del Consorzio
Artemisia poco distante dall'istituto, dove lavorava pelle e
cuoio. Ed e' proprio alla presidente volontaria del Consorzio che
la donna si era rivolta alla comparsa dei dolori, il 14 gennaio
scorso. Su sua indicazione, la detenuta si era cosi' fatta
visitare dal medico del carcere, il quale "in modo alquanto
infastidito" le aveva detto che non c'era nulla di grave, ma
semplicemente aria, come riferito l'indomani da I.d.G. alla
volontaria. Rassicurazioni erano arrivate anche dalla radiologa
del carcere che alcuni giorni piu' tardi aveva eseguito
l'ecografia addominale riscontrando la presenza nella pancia di
aria e liquido; mentre la dottoressa di turno a Rebibbia le aveva
consigliato di sottoporsi a una Tac in una struttura privata
posta all'esterno e di concordare con un medico, sempre
privatamente, un ricovero per fare ulteriori accertamenti. Il 21
gennaio la detenuta, in preda a dolori fortissimi, viene portata
al pronto soccorso del policlinico Umberto I dove le viene
diagnosticato un "sospetto carcinoma ovario". In particolare
l'eco addome evidenzia "un abbondante versamento ascitico fino
allo scavo pelvico", mentre la Tac mette in risalto una "massa di
tipo cistico di oltre 30 centimetri che comprime sigma e
dislocazione utero e vescica, pancreas, reni e area mesenterica".
Piu' due "altre formazioni a carico dell'ovaio". Il diritto alla
salute "rappresenta un diritto inviolabile della persona umana,
insuscettibile di limitazione alcuna ed idoneo a costituire un
parametro di legittimita' della stessa esecuzione della pena, che
non puo' in alcuna misura svolgersi secondo modalita' idonee a
pregiudicare il diritto del detenuto alla salute ed alla
salvaguardia della propria incolumita' psico-fisica", si legge
nell'interrogazione di Rita Bernardini. Ma "il trattamento
sanitario riservato alla detenuta in questione non e' conforme
alle leggi dello Stato", continua da deputata radicale che ai
ministri della Giustizia e della Salute chiede di fare chiarezza
sulla vicenda segnalata, "al fine di individuare eventuali
responsabilita' e assicurare un'adeguata tutela del diritto alla
salute dei detenuti".
(Gas/ Dire)