SOLO 500 ORE DI SPORT A SCUOLA RISPETTO ALLE 1.000 DELLA MEDIA EUROPEA.
(DIRE - Notiziario salute) Roma, 14 mag. - Circa un milione e mezzo di bambini al Sud vive in una condizione di poverta' relativa o assoluta (359mila sono privi del minimo necessario per sopravvivere) piu' del doppio che nel resto del Paese. Una poverta' "non solo economica, ma che interessa le relazioni e l'accesso ai servizi come la scuola, lo sport o la salute". Crescere al Sud "e' ancora un percorso ricco di ostacoli".
Le differenze cominciano alla nascita. Anzi, anche prima.
Infatti un bambino del Sud ha maggiori probabilita' di nascere da taglio cesareo piuttosto che da parto fisiologico. Poi gli svantaggi continuano nella prima infanzia e oltre: nel nostro Paese solo un bambino su 10 tra gli 0 e i 3 anni frequenta un nido, ma nel Sud la percentuale e' 4 volte inferiore e raggiunge livelli minimi in Calabria e Campania, dove il nido pubblico e' una possibilita' per 2 bambini ogni 100. E ancora, frequentare una scuola al Nord offre un vantaggio considerevole: 68 punti Ocse-Pisa, come se gli studenti del Sud fossero in ritardo di un anno e mezzo sui programmi rispetto ai coetanei del Nord. E nonostante lo sport sia la terza agenzia educativa dopo famiglia e scuola, al Sud sono presenti solo il 20% degli impianti rispetto a quelli disponibili al Nord, e i nostri bambini svolgono solo 500 ore di attivita' fisica durante il percorso scolastico rispetto alle 1000 della media europea.
Poverta', carenze di scuole e strutture per impegnare in maniera sana il tempo libero rendono molti ragazzini facile preda della criminalita' organizzata e dello sfruttamento lavorativo. Fattori strettamente connessi e oggetto di progetti di intervento da parte dell'alleanza Crescere al Sud promossa da Save the Children e Fondazione per il Sud alla quale ha aderito anche la Societa' Italiana di Pediatria che dedica a questo tema la giornata conclusiva del suo Congresso Nazionale a Roma i dati del divario (www.crescerealsud.it).
I pediatri chiedono che "il diritto alla salute sia uguale per tutti i bambini. E mettono in luce il fatto che la poverta' - intesa non solo in senso economico ma in termini piu' generali come mancanza di istruzione, opportunita' e informazioni - influenza lo stato di salute non solo nell'infanzia, ma anche nell'eta' adulta, sia attraverso un diverso accesso ai servizi sanitari sia attraverso le abitudini di vita e i modelli comportamentali. D'altra parte nei Paesi industrializzati la poverta' e' responsabile di circa il 6% di tutta la mortalita' adulta: nessun singolo fattore di rischio e' in grado di spiegare una quota cosi' alta".
Quanto agli stili di vita, si rileva che obesita' e sovrappeso sono piu' alte nel Centro-Sud, con Calabria e Campania che hanno i maggiori tassi di obesita' infantile (20,5% Campania, 15,4 Calabria contro una media nazionale dell'11%). Nelle stesse due regioni si registrano le minori quote di copertura vaccinale obbligatoria. Un dato positivo arriva pero', rileva la SIP, dal nuovo Piano Nazionale di Prevenzione vaccinale 2012-2014: finalmente i vaccini entrano nei Lea (livelli minimi di assistenza) e cio' fara' si' che finalmente anche in Italia tutti i bambini avranno diritto alle stesse vaccinazioni, superando le disparita' da Regione a Regione.
Tra gli indicatori di rischio e di marginalita' per i bambini uno e' riconosciuto come fortemente collegato ai destini di vita: il livello di istruzione delle madri. Ecco perche' i pediatri ritengono importante migliorare le competenze dei genitori, specie nelle fasce deboli.
(Wel/ Dire)