(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 3 mag. - Farmaco generico o di marca? Di fronte a questa scelta il 50% delle donne affette da patologie croniche rimangono fedeli alle medicine piu' note e piu' costose. Anche se pesano sul bilancio familiare sempre di piu'. Una fedelta' dettata dall'abitudine, ma anche perche' si sentono poco informate, perche' percepiscono i generici come meno efficaci e, soprattutto, perche' i medici non le indirizzano. Lo rivela un'indagine di Onda, l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, presentata questa mattina a Milano. Gli esperti hanno intervistato nelle farmacie di tutta la penisola 1.019 donne di eta' compresa tra i 35 e i 75 anni, in terapia per depressione, osteoporosi, diabete, ipertensione o malattie cardiache. In particolare e' emerso che per una donna su cinque i costi delle terapie croniche a cui si deve sottoporre rappresentano un problema. Di conseguenza una su quattro dichiara di aver modificato la propria terapia per ragioni economiche, senza consultare il medico. Ed e' proprio lo specialista a svolgere un ruolo chiave. In base all'indagine di Onda sette intervistate su dieci, tra coloro che non usano il farmaco generico, sarebbero disponibili a farlo, a condizione che sia il medico a suggerirlo. Ma oggi e' soprattutto il farmacista a proporlo. "Gli specialisti e i medici di base hanno l'obbligo di scrivere il principio attivo" spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano, ma spesso non lo fanno. Il dibattito sui farmaci generici, secondo Roberto Trevisan, direttore dell'Unita' Complessa di Diabetologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo, "e' un problema italiano, perche' in altri Paesi come l'Inghilterra e gli Stati Uniti, i medici non possono prescrivere la marca, ma devono indicare solo il principio attivo e lasciare la scelta al farmacista". Tra le patologie croniche piu' diffuse tra le donne adulte e soprattutto in questo momento di crisi c'e' la depressione. Una malattia in costante aumento. "Oggi esiste un'enorme diffusione delle patologie psichiche - commenta il professor Mencacci - e al tempo stesso sono calate le risorse per curare i pazienti". In base ai dati europei , aggiunge, "in questi anni i suicidi sono cresciuti del 20%". Inoltre la depressione e' complessa da curare perche', sottolinea l'esperto, "i malati non credono di poter guarire". Per questa ragione, conclude Mencacci, "il 33% delle persone affette da depressione smette la terapia dopo un mese". L'abbandono delle cure e' un fenomeno che riguarda anche le malattie cardiovascolari e il diabete, un'altra patologia in aumento. "In Lombardia - spiega Trevisan - ci sono almeno 500 mila persone affette da diabete e una donna su 10 con piu' di 65 anni e' malata". Il fatto e' che, in base ai dati della Regione, almeno il 50% dei diabetici conosce poco la sua malattia e non si cura adeguatamente.
(Wel/ Dire)