(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 3 mag. - Convivere (bene) con i dispositivi medici. Sono 11,2 milioni gli italiani che utilizzano nella loro quotidianita' almeno un dispositivo medico. Si vive piu' a lungo e si vive meglio, anche in presenza di patologie gravi o deficit fisici, grazie a congegni, apparecchiature e ausili che si utilizzano o diventano parti integranti del corpo umano. 6,3 milioni di persone usano tutori, plantari, busti ortopedici, ginocchiere. 2,3 milioni utilizzano il lettore per la determinazione rapida della glicemia (il glucometro). 1,5 milioni si avvalgono di ausili per la mobilita' personale, come stampelle, deambulatori, carrozzine, sollevatori per alzarsi dal letto. 1,3 milioni convivono con impianti per la cardiostimolazione, come il pacemaker. 1 milione utilizza apparecchi e protesi acustiche di vario tipo.
Questi sono i risultati di una ricerca realizzata dal Censis per Assobiomedica, presentata a Roma da Carla Collicelli, vicedirettore del Censis, e discussa da Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica, Giuseppe De Rita, presidente del Censis, Emanuela Baio, membro della XII Commissione Igiene e Sanita' del Senato della Repubblica, Marina Cerbo, Dirigente Innovazione, sperimentazione e sviluppo Agenas, Giovanni Monchiero, presidente della Fiaso, Fernando Vitale, presidente onorario della Fais, e Annamaria Donato della Direzione generale dei farmaci e dispositivi medici del Ministero della Salute. A ognuno il suo dispositivo. Non c'e' crisi che fermi l'impiego di risorse familiari per la tutela della salute, soprattutto per ottenere soluzioni non seriali, ma personalizzate. Chi ha potuto scegliere e' poi piu' soddisfatto. Non a caso, il 69% degli italiani e' disposto a pagare di piu' di tasca propria per avere un dispositivo personalizzato, adattabile alle proprie esigenze. Il 9,6% e' pronto a pagare oltre il 20% in piu' di tasca propria, il 17,6% pagherebbe tra il 10% e il 20% in piu', il 42% fino al 10% in piu'. Una diagnosi precoce salva la vita. Sono piu' di 2 milioni le persone che dichiarano che nel 2011, grazie a un accertamento diagnostico eseguito tramite la Tac, la risonanza magnetica, l'ecografia, la mammografia o un test di laboratorio, hanno scoperto di essere affette da una patologia grave, potenzialmente mortale, riuscendo cosi' a curarsi per tempo. 700 mila sono gli occupati che, grazie a un accertamento diagnostico, hanno potuto individuare patologie mortali da cui sono stati curati: in termini di produttivita', cio' equivale a un valore aggiunto di circa 40,6 miliardi di euro. Boom del privato per Tac, ecografie, mammografie, Rx. Nel periodo 2005-2011 e' triplicata la percentuale di persone che hanno effettuato nel corso dell'anno accertamenti tramite la diagnostica per immagini in strutture private a pagamento intero. Si e' passati dal 5,6% del totale delle persone che hanno eseguito accertamenti medici nel 2005 a oltre il 18% nel 2011. Ci si rivolge alle strutture private perche' nel pubblico le liste d'attesa sono troppo lunghe. Nelle strutture pubbliche occorrono in media 58 giorni per accedere ad accertamenti tramite la diagnostica per immagini, contro i 38 giorni necessari nelle strutture private convenzionate e i 15 giorni appena nelle strutture private. Nel privato a pagamento intero il tempo d'attesa e' pari a un quarto rispetto al pubblico, mentre i costi sono pari a piu' del triplo. Tagli alla sanita' uguale rischi per la salute dei cittadini.
Quasi il 60% degli italiani pensa che la necessita' di contenere la spesa sanitaria acquistando prodotti medicali al prezzo piu' basso determini seri rischi per la salute. Il 44% ritiene che cio' stia gia' accadendo, il 14% che avverra' in un prossimo futuro. A proposito del caso eclatante delle protesi mammarie difettose a causa del silicone non conforme (nel nostro Paese sono piu' di 4mila le donne coinvolte), il 47% degli italiani pensa che ci saranno sempre imbroglioni pronti a speculare sulla salute dei cittadini. Il 30% chiama in causa, per il caso specifico, la corruzione o l'incapacita' delle autorita' di controllo, un ulteriore 23% fa riferimento alla pressione per avere prodotti a basso costo per risparmiare in sanita'. Per gli italiani, l'ineliminabile avidita' di qualche speculatore trova terreno fertile nella corsa a comprare sempre e comunque da chi vende a meno, mettendo da parte la qualita'. Investire nelle tecnologie biomedicali nel pubblico per garantire cure efficaci. Innalzamento della qualita' della vita ed efficacia delle cure: questo ci si aspetta in futuro dai dispositivi medici. Il 74% degli italiani considera i soldi pubblici spesi per acquistare tecnologie medicali come un investimento utile, e non come un costo da tagliare. Per il futuro, il 49,5% degli italiani si aspetta che i dispositivi medici aiutino a praticare cure e terapie meno invasive, il 42% si aspetta che contribuiscano a individuare precocemente le patologie, il 36% che mettano a disposizione dei cittadini strumenti sempre piu' semplici che possano essere utilizzati direttamente dalle persone senza dover ricorrere ai professionisti sanitari, il 20% che mettano a disposizione ausili sempre piu' personalizzati.
(Wel/ Dire)