"NESSUN CONTAGIO DA ANIMALE A UOMO, NON ABBASSARE LA GUARDIA".
(DIRE - Notiziario sanita') Roma, 26 lug. - "Non dobbiamo creare situazioni di allarmismo relative alla West Nile". Cosi' Antonio Tomassini, presidente della Commissione Sanita' del Senato, in occasione di una conferenza stampa a Palazzo Madama. "Non si sono riscontrati contagi da animale a uomo, questo pero' non significa abbassare la guardia. E' bene monitorare la situazione perche' al momento non esiste una terapia mirata in grado di attaccare direttamente il virus e non esiste ancora un vaccino specifico per l'uomo. L'unica misura di controllo possibile rimane ancora solo il controllo nei confronti della popolazione di zanzare". La West Nile, nota anche come il virus del Nilo occidentale, e' una malattia infettiva, trasmessa dalle zanzare, ed e' da tempo noto per la sua capacita' di aggredire il sistema nervoso centrale ed in particolare l'encefalo. L'aumento dei casi in Italia tra il 2008 e il 2009 ha indotto il ministero della Salute ad avviare un programma di sorveglianza sanitaria, che si attua tutto l'anno per i casi importanti e dal 15 giugno al 15 novembre per i casi autoctoni. La malattia, infatti, risulta avere un'incidenza stagionale legata agli attivita' degli insetti. A causa della specificita' dei sintomi clinici (forme simil influenzali) la diagnosi di infezione da virus West Nile e' esclusivamente di laboratorio. Inoltre dal 25 giugno 2012 L'ecdc ha iniziato a pubblicare le mappe di diffusione della malattia con reports settimanali. Nel nostro Paese, infatti, esistono specifiche aree a rischio infezione: sono 43 i casi di malattia neuro-invasiva da West Nile segnalati tra il 2008 e il 2011. A essere colpite 5 regioni, soprattutto Veneto ed Emilia Romagna, con una mortalita' del 16% e un'incidenza di 0,55 per 100 mila abitanti. Il virus viene trasmesso all'uomo e agli animali, generalmente equini e uccelli, come gia' detto attraverso la puntura di zanzare infette, mentre generalmente non si trasmette da persona a persona e da cavalli a cavalli. Negli animali serbatoi di infezione, come gli uccelli migratri e gli animali domestici, il virus puo' persistere da alcuni giorni a qualche mese. In Italia la situazione appare preoccupante per i cavalli e altri equini: al 27 febbraio 2012 sono stati confermati oltre 90 focolai di infezione con 197 animali coinvolti. Il virus, della famiglia dei Flavivirus, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda in una donna che soffriva di febbre particolarmente alta, e' stato poi trovato generalmente in esseri umani, uccelli, equini ed altri vertebrati. La malattia che ha un andamento endemico epidemico, e' diffusa soprattutto in Africa, Europa Orientale, Asia occidentale, Medio Oriente e piu' recentemente negli Stati Uniti, dove nel 2002, all'apice del focolaio epidemico, sono stati registrati 15.000 casi solo nei cavalli. Attuali strategie preventive prevedono raccomandazioni del Ministero della Salute per contenere e ridurre la diffusione del vettore e controlli su emoderivati (incluse cellule staminali)tessuti e organi per trapianti e sorveglianza zoo profilattica.
(Wel/ Dire)