SALUTE. MORTALITÀ MINORI IN CALO, MA A SUD DATI RESTANO ALLARMANTI
PRIMATO POSITIVO (1,6 CASI PER 1.000) A TRENTO E NEGATIVO (4,82 CASI PER 1.000) IN CALABRIA.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 30 gen. - Mortalita' infantile
e neonatale in calo, ma ancora presenti disuguaglianze regionali.
Al sud, infatti, la situazione resta allarmante. Nel particolare
in calo i morti tra i maschi in due fasce d'eta', mentre tra le
femmine il calo netto e' in una, quella da 1 a 4 anni. È quanto
emerge dal primo 'Libro bianco 2011. La salute dei bambini',
analisi dello stato di salute della popolazione pediatrica
italiana fino a 18 anni di eta', e della qualita' dell'assistenza
sanitaria nelle Regioni italiane ricevuta da questa importante
fetta di popolazione, e pubblicato dall'Osservatorio nazionale
sulla Salute nelle Regioni italiane, che ha sede presso
l'Universita' Cattolica di Roma, in collaborazione con la
Societa' italiana di pediatria (Sip).
Nel triennio 2006-2008, primato positivo (1,6 casi per 1.000)
per la Provincia autonoma di Trento e negativo (4,82 casi per
1.000) per la Calabria. La mortalita' infantile comprende la
mortalita' neonatale, relativa ai neonati deceduti entro le prime
4 settimane di vita, e la natalita' post-neonatale, relativa ai
bambini deceduti nel periodo compreso tra il 2° ed il 12° mese di
vita. La riduzione dei tassi di mortalita' infantile e' uno dei
fenomeni epidemiologici piu' rilevanti emersi negli ultimi 60
anni in Italia come in tutti i Paesi economicamente avanzati. In
Italia nel periodo 2003-2008 sia la mortalita' infantile, sia
quella neonatale sono notevolmente diminuite rispettivamente
dell'8,7% e del 9,9%. I tassi triennali di mortalita' infantile,
sia nella componente neonatale che post-neonatale, dal 1991-1993
al 2008 mostrano un andamento decrescente. Tale dato risulta
ancora piu' eclatante se messo a confronto con quello riportato
negli ultimi 40 anni dagli altri Paesi dell'area europea
comparabili per condizioni socio-economiche e che pone l'Italia
in una posizione di avanguardia. Nonostante il tasso di
mortalita' infantile nel nostro Paese sia in continua riduzione
e', pero', ancora presente un evidente divario tra le regioni,
con un forte svantaggio per quelle meridionali. Il range di
variabilita' dei tassi di mortalita' infantile regionali oscilla,
nel triennio 2006-2008, da 1,60 casi per 1.000 della PA di Trento
a 4,82 casi per 1.000 della Calabria. Una costante riduzione
della mortalita' neonatale si evidenzia particolarmente nelle
regioni del Centro e del Mezzogiorno. Nelle regioni del Nord e'
soprattutto la mortalita' post-neonatale a diminuire
ulteriormente, a eccezione della PA di Trento, della Valle
d'Aosta (che presenta, comunque, una scarsa significativita' del
dato legata al numero esiguo di eventi) e del Friuli Venezia
Giulia che gia' presentavano i migliori tassi a livello nazionale.
MENO MORTI TRA I GIOVANISSIMI: muoiono meno maschi rispetto al
passato: nel periodo 2001-2006 e nelle classi 10-14 e 15-19 anni,
si registra una diminuzione della mortalita'. La maggiore
contrazione si e' registrata nella classe 15-19 anni (-33,3%).
La mortalita' femminile registra un forte decremento nella prima
classe di eta' (1-4 anni: -50%), mentre nelle restanti fasce di
eta' si e' riscontrata stabilita'. Differenze territoriali: nel
2006 per la classe che va dai 15 ai 19 anni, che presenta valori
piu' alti rispetto alle altre fasce di eta' considerate, le
regioni con il tasso di mortalita' piu' alto sono per i maschi le
Marche, l'Abruzzo e la Basilicata (pari merito 0,6ë) e per le
femmine il Piemonte, la Valle d'Aosta, la PA di Bolzano e la
Toscana (pari merito 0,3ë). I valori piu' bassi, invece, si
registrano in Liguria e in Emilia-Romagna (pari merito 0,3ë) per
il genere maschile, mentre per il genere femminile in Molise
(0,0ë). Relativamente ad alcune cause di morte (tumori,
leucemie/linfomi e incidenti stradali), la situazione italiana e'
vincente nel confronto con alcuni Paesi europei. Dal quadro,
relativo al 2008, emerge un confronto abbastanza lusinghiero con
i Paesi selezionati, sia con quelli con modello di welfare
sovrapponibile al nostro (Spagna, Regno Unito), come per quelli
con sistema mutualistico (Francia, Germania) e, piu' in generale,
con la cosiddetta area Euro-15.
LE PRINCIPALI CAUSE DI MORTE: nel primo anno di vita le piu'
importanti cause di morte sono rappresentate dalle malformazioni
congenite e dalle anormalita' cromosomiche, invece, nelle eta'
successive, aumenta il contributo dei tumori (la causa piu'
importante nella fascia di eta' 5-9 anni), soprattutto leucemie e
tumori cerebrali. Tra i motivi di morte analizzati non compare la
Sudden infant death sindrome (Sids) che non rientra nella
suddetta analisi di classificazione per causa. Tale sindrome
rappresenta, pero', all'interno della comunita' pediatrica, un
problema di crescente attualita', considerando anche l'enorme
contributo che alcuni cambiamenti comportamentali nella cura del
bambino potrebbero apportare alla sua prevenzione. Un'indagine a
livello nazionale indica che l'incidenza della Sids in Italia e'
scesa dall'1,5 (per 1.000) del 1991 allo 0,4 (per 1.000) del
2006. Nella classe 10-14 anni il maggior contributo e' dato dalle
cause esterne di traumatismi e avvelenamento. Tra le cause di
morte da ricordare sono anche i decessi per incidenti che, in
soggetti di eta' minore di 15 anni rappresentano, per alcuni
anni, la causa di morte piu' frequente. A tal proposito, le
indagini dell'Istat rivelano come nel periodo 2003-2006 i morti
fino a 18 anni per "Accidenti da trasporto" siano passati, in
valore assoluto, da 546 a 403, colpendo nella stragrande
maggioranza i maschi. I morti, sempre nello stesso periodo tra i
bambini fino a 14 anni, sono passati a 146 nel 2003 a 104 nel
2008.
(Gas/ Dire)
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