(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 30 gen. -L'Italia non e' un
'Paese per bambini', che sono pochi e anche tendenzialmente
obesi. Nonostante questo, comunque, sono in condizioni di salute
complessivamente buone grazie ad una 'rete di protezione
familiare che e' una tipica tradizione 'made in Italy'. È questo
il quadro, non del tutto roseo, che emerge dal primo 'Libro
bianco 2011. La salute dei bambini', un'approfondita analisi
dello stato di salute della popolazione pediatrica italiana fino
a 18 anni di eta', e della qualita' dell'assistenza sanitaria
nelle Regioni italiane ricevuta da questa importante fetta di
popolazione, che rappresenta il futuro del Belpaese. Pubblicato
dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane,
che ha sede presso l'Universita' Cattolica di Roma, in
collaborazione con la Societa' italiana di pediatria (Sip),
presieduta dal professor Alberto Ugazio, e coordinato dal
professor Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene
della Facolta' di Medicina e Chirurgia, il Libro Bianco e'
presentato all'Universita' Cattolica. 'Il Libro bianco mette in
evidenza non pochi elementi di criticita'- afferma Ugazio- la
contrazione della spesa sociale per la maternita' e la famiglia,
sia a livello nazionale che locale, e' forse uno dei piu'
preoccupanti insieme a quello della denatalita' e ai numerosi
problemi che continuano a rendere non equa e scarsamente efficace
l'assistenza socio-sanitaria ai bambini migranti'. Secondo il
presidente della Sip 'occorre riportare il bambino e
l'adolescente al centro delle scelte sociali e politiche del
Paese. Il Libro bianco richiama tutti noi pediatri al nostro
ruolo centrale, alla stessa 'mission' del nostro impegno
professionale: garantire ai bambini e agli adolescenti la salute
globale, cui hanno diritto, giocando un ruolo sempre piu' attivo
non soltanto in ospedale e negli ambulatori, ma come protagonisti
attivi delle scelte sociali, che sono indispensabili per
garantire ai bambini e agli adolescenti la qualita' di vita -
fisica, psichica e sociale - cui hanno diritto'. Una bassa
natalita', quindi, come lo e' il ricambio generazionale. Basti
pensare che dal 1871 al 2009 la natalita' si e' quasi dimezzata
(-74,25%) e attualmente si assesta al 9,5ë, cioe' nascono 9,5
bebe' ogni 1000 abitanti, contro, solo per fare qualche esempio,
12,8ë della Francia, 10,8ë della Spagna, 12ë della Svezia e 12,8ë
del Regno Unito. Il livello della fecondita' e' in lieve aumento
grazie all'apporto delle donne straniere.
UN PAESE DI NONNI... SENZA NIPOTI: l'Italia ha un volto sempre
piu' vecchio, infatti, sebbene la popolazione italiana dal 2001
al 2010 sia aumentata del 5,9%, tale incremento non ha
interessato la fascia di eta' 0-18 anni che, invece, e' diminuita
del 2,64%. Questi dati confermano il rapido processo
d'invecchiamento che si sta delineando nel nostro Paese. A
livello territoriale, la percentuale maggiore di giovani under-18
anni (21,6%) si registra in Campania che, ormai da anni, detiene
il record di regione 'piu' giovane'. Valori elevati vengono
riscontrati anche nella Provincia autonoma di Bolzano (21%), in
Sicilia (20,2%) e in Puglia (19,6%). Al contrario, la Regione con
la struttura per eta' meno sbilanciata verso la classe 'giovane',
e' la Liguria che presenta il dato piu' basso (14,6%) e che, da
anni, risulta essere la regione 'piu' vecchia'. Seguono il Friuli
Venezia Giulia (15,7%), la Toscana (15,9%) e, a pari merito, il
Piemonte e la Sardegna (16,1%).
LE DONNE FANNO POCHI FIGLI, LIETI EVENTI SOPRATTUTTO TRA DONNE
STRANIERE: l'Italia e' uno dei Paesi europei dove i livelli di
fecondita' totale, seppur in crescita, risultano tra i piu'
contenuti. Nel 2008, il Tft e' stato pari a 1,4 figli per donna.
Tale valore, anche se in lieve aumento rispetto agli anni
precedenti (+0,1 punti percentuali rispetto al 2000), risulta,
comunque, inferiore al livello di sostituzione (circa 2,1 figli
per donna) che garantirebbe il ricambio generazionale. Questa
ripresa, imputabile sia alla crescita dei livelli di fecondita'
delle over-30 che all'apporto delle donne straniere, richiede
un'attenzione specifica da parte dei servizi sanitari che devono
adeguarsi alle esigenze della domanda con reparti, ad esempio,
dedicati alla diagnosi perinatale e con personale in grado di
poter dialogare efficacemente con l'utenza straniera. Il valore
piu' alto si registra nella PA di Bolzano, nella PA di Trento e
in Valle d'Aosta (pari merito 1,6 figli per donna) e, in
generale, nelle regioni del Centro-Nord, mentre il valore minimo
si riscontra in Sardegna (1,1 figli per donna). Dal Libro Bianco
emerge chiaramente l'incremento delle nascite da cittadini
stranieri, sia con uno che con entrambi i genitori stranieri,
soprattutto a partire dall'anno 2003. La quota piu' elevata e'
quella dei nati da madre straniera. Questo indicatore, che nel
1999 era pari a 5,4%, si attesta nel 2008 a 15,9%. Le regioni del
Nord sono nel 2008 quelle con la piu' elevata incidenza di nati
da almeno un genitore straniero: l'Emilia-Romagna (madre 25%;
padre 21,7%), il Veneto (madre 24,4%; padre 21,6%) e la Lombardia
(madre 23,2%; padre 20,6%). Al contrario, nelle regioni del
Mezzogiorno la quota di nati con almeno un genitore straniero
risulta non solo inferiore al dato nazionale, ma estremamente
contenuta. Sono i romeni, la prima comunita' per presenza
(20,5%), a generare il piu' alto numero di nati tra gli stranieri
(17,2%). Al secondo posto la comunita' marocchina con il 16,9%.
SREGOLATA, SOPRATTUTTO TRA ADOLESCENTI: niente di buono sul
fronte delle abitudini alimentari che, anzi, sono in
peggioramento. Le ragazze stanno via via adottando le abitudini
meno salutari dei loro coetanei. Ma le differenze tra maschi e
femmine si acuiscono al crescere dell'eta'. Per le bambine tra i
3 e 5 anni si osserva un trend crescente per il consumo di alcune
verdure, uova e pesce, mentre per i bambini si osserva una
preferenza nel consumo delle verdure. Le differenze maggiori tra
i due sessi si fanno piu' marcate tra gli adolescenti di 14-17
anni e tra i giovani di 18-24 anni a sfavore del genere femminile
per il quale e' in aumento sia il consumo di alcolici fuori
pasto, per lo piu' di alcolici diversi da birra e vino, sia il
consumo di diversi tipi di alimenti proteici.
Al Nord i bambini con una linea migliore.
BAMBINI E RAGAZZI HANNO MOLTI PROBLEMI CON LA BILANCIA, DI PIÙ AL
SUD: il 22,9% dei bambini di 8-9 anni e' risultato in sovrappeso
e l'11,1% in condizioni di obesita'. Complessivamente, i dati
rilevati nel 2010 risultano leggermente inferiori (sovrappeso
-0,9%; obesita' -3,5%) rispetto a quelli osservati nel 2008, ma
confermano livelli preoccupanti di eccesso ponderale. I bambini
piu' in linea sono quelli del Nord, quelli con piu' problemi di
bilancia vivono nel Centro-Sud. Le regioni che presentano, nel
2010 i valori maggiori sono per il sovrappeso l'Abruzzo (28,3%)
seguito dalla Campania (27,9%) e a pari merito da Molise e
Basilicata (26,5%), mentre per l'obesita' le regioni maggiormente
interessate dal fenomeno sono la Campania (20,5%), la Calabria
(15,4%) e il Molise (14,8%). Nelle Province Autonome, invece, si
registrano i valori minori (sovrappeso PA di Bolzano 11,4%;
obesita' PA di Trento 3,5%).
Dal confronto dei dati 2008-2010 si evidenzia nelle regioni
Centro-settentrionali (a eccezione del Veneto che presenta una
tendenza opposta dovuta alla notevole riduzione del numero di
soggetti obesi che determina l'aumento dei soggetti in
sovrappeso) una riduzione dei tassi di sovrappeso che oscilla tra
il -17,9% del Friuli Venezia Giulia e il -1,5% del Piemonte. Gli
incrementi, invece, riguardano il Meridione, tranne la Sicilia
dove il trend e' in diminuzione (-4,1%). La regione in cui si e'
registrato l'aumento piu' consistente e' la Sardegna (+11,2%).
Per l'obesita' tra 2008-2010 si registra una diminuzione nelle
regioni Centro-meridionali, a eccezione della Toscana e della
Basilicata (rispettivamente con +1,4% e +3,7%) e della Sicilia i
cui valori risultano stabili. Tra le regioni del Nord, che
presentano un trend in aumento, da evidenziare e' la tendenza
controcorrente del Veneto (-4,1%), ma soprattutto della Valle
d'Aosta che presenta anche la maggiore riduzione in assoluto pari
a -31,1%. 'Oggi, purtroppo a tavola comanda il bambino- spiega
Ugazio- non c'e' dubbio che oggi i genitori non sono piu' in
grado di indicare ai figli le cose giuste e sbagliate a tavola, o
non hanno tempo o non sono preparati per farlo'. Cosi' i bambini
prendono spazio e si comportano come piccoli tiranni: 'una delle
abitudini che il pediatra nota di piu' oggi - racconta il
Presidente SIP Ugazio - e' che i genitori chiedono al bambino
anche molto piccolo cosa vuol mangiare, ma il bambino non ha gli
strumenti per decidere per il proprio bene'. C'e' un insieme di
fattori sociologici e psicologici familiari che convergono verso
questo. I cambiamenti della struttura familiare hanno fatto
moltissimo. Questi, continua il pediatra, sono tutti elementi che
favoriscono una alimentazione sregolata. A cio' si aggiungono i
ritmi sempre piu' frenetici che impediscono alla famiglia, anche
quando e' unita, di vivere insieme il momento dei pasti. 'Il
mangiar male (con la conseguente 'piaga' dell'obesita')- continua
Ugazio- e' un fenomeno che riguarda tutti i paesi
industrializzati e che colpisce di piu' le fasce piu' deboli e
socialmente piu' svantaggiate, non e' un caso che, come emerge
dal Libro Bianco, in Italia il gradiente di obesita' sia
crescente da Nord a Sud. Le cause di questa epidemia di obesita'
sono evidenti - sottolinea il pediatra - e legate a
un'alimentazione ipercalorica e al fatto che i bimbi si muovono
molto meno che in un passato. Noi andavamo a scuola a piedi o in
bicicletta, oggi e' impossibile o pericoloso nelle grosse citta',
mentre nei piccoli centri dove pure si potrebbe e' ormai invalsa
la cattiva abitudine (anche perche' i genitori sono
iperprotettivi) di accompagnare ovunque i figli in macchina'.
(Gas/ Dire)