LA DENUNCIA DELLA SOCIETA' ITALIANA DI MEDICINA DELLE MIGRAZIONI.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 20 feb. - La Societa' italiana
di Medicina delle Migrazioni, insieme ad altre 11 associazioni,
denuncia con un documento la chiusura a Ragusa degli ambulatori
dedicati ai migranti Stp e Eni. "A meno che cio' preluda a scelte
organizzative piu' efficaci di cui non abbiamo finora conoscenza
- sottolineano nel documento tutte le associazioni -, denunciamo
il grave stato di disagio in cui sono venuti improvvisamente a
trovarsi gli immigrati che da anni usufruivano dei servizi
offerti da tali ambulatori e sollecitiamo le autorita' competenti
ad intervenire al piu' presto per risolvere tale grave lesione
dei diritti fondamentali della persona".
"Si segnala, infatti, che nel territorio della provincia di
Ragusa in cui la presenza di immigrati regolari e' tra le piu'
alte della nostra regione non sono, dall'1 gennaio 2012, piu'
attivi gli ambulatori specificamente dedicati all'assistenza
sanitaria degli immigrati irregolari e/o clandestini (STP/ENI)
cosi' come previsto dalla normativa vigente nazionale e regionale
- si legge nel documento -. Per anni l'Azienda Sanitaria della
provincia di Ragusa e' stata particolarmente efficace
nell'assistenza sanitaria agli immigrati anche in condizioni di
irregolarita' giuridica tanto da essere presa ad esempio come
livello organizzativo in ambito di accessibilita' e di specifico
management".
"Gli ambulatori erano diventati riferimento per singoli e
famiglie anche per la possibilita' di interventi di mediazione
linguistica e culturale - riporta ancora il documento -. Il fatto
sembra strano proprio in un momento in cui la regione Sicilia ha
messo in campo un gruppo tecnico per produrre indicazioni, anche
organizzative, per garantire a tutti accessibilita' e fruibilita'
dei servizi". La decisione di stilare un documento e' stata presa
subito dopo la tavola rotonda, svoltasi mercoledi' scorso a
Ragusa, promossa dall'associazione Uniti senza Frontiere, dal
GrIS Sicilia - Simm e dalla Cooperativa Sociale Arc-En-Ciel
Onlus, dal titolo "La Sanita' nella Provincia di Ragusa: i
cittadini non comunitari tra inclusione ed esclusione". Il
documento e' stato inviato alle massime autorita' competenti
dell'Isola: assessore regionale della Salute, direttore generale
dell'ASP 7 di Ragusa, prefetto e questore della Provincia di
Ragusa, comandante provinciale dei Carabinieri. Le associazioni
firmatarie sono: associazione Uniti senza Frontiere, Societa'
Italiana di Medicina delle Migrazioni - Gruppo Regionale
Immigrazione e Salute Sicilia, Caritas Diocesana di Ragusa,
Centro Diocesano per la Pastorale della Salute, ARC - EN- CIEL
Coop. Soc. ONLUS, CGIL Funzione Pubblica, Croce Rossa Italiana
Ragusa, associazione Comunita' Islamica in Sicilia, Sprar Ragusa,
Cisl Ragusa, Anolf Ragusa e Avis Ragusa. Per l'ennesima volta
dobbiamo intervenire sul diritto alla salute degli immigrati in
condizione di irregolarita' giuridica - ha evidenziato durante la
tavola rotonda di Ragusa Mario Affronti, presidente nazionale
Simm e responsabile del Servizio di Medicina delle Migrazioni
presso il Policlinico "P. Giaccone" di Palermo - cioe' i
clandestini, per i quali era prevista dalla normativa nazionale e
regionale l'assistenza tramite l'istituzione degli ambulatori
dedicati. Tali norme risalgono al 1995 - aggiunge - e oggi
intervenire su questa particolare procedura significa negare dei
diritti a persone assolutamente emarginate, che pero' da noi
hanno titolo per ricevere cure e assistenza. Un passo indietro
verso la salute per tutti, principio garantito anche dalla nostra
Costituzione".
E' difficile fare una valutazione esatta degli irregolari
presenti nel territorio ibleo, zona ad alta vocazione agricola e
quindi particolarmente investita dal fenomeno, le stime piu'
attendibili indicano 4 mila immigrati irregolari a cui devono
aggiungersi i comunitari privi di residenza - ha dichiarato
durante l'incontro Vincenzo La Monica, responsabile provinciale
immigrazione di Caritas italiana -. In tutto quindi circa 7 mila
persone che necessitano di cure. Finora a Ragusa operavano a
pieno regime 5 ambulatori dedicati, ma adesso non sappiamo come
si evolvera' la situazione. Come Caritas vigileremo sulla
problematica che non riguarda certo solo le comunita' clandestine
bensi' l'intera cittadinanza".
(Wel/ Dire)