GARACI: FONDAMENTALE L'ATTENZIONE ALLA SOFFERENZA PSICHICA.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 16 feb. - Sette stranieri su
dieci in Italia vivono in condizioni di grave disagio. Il dato e'
emerso dall'11esimo convegno dell'Italian National Focal Point -
Infectious Diseases and Migrant, nell'Aula Pocchiari
dell'Istituto superiore di sanita'. In questa occasione, infatti,
insieme al dibattito sulle malattie infettive (infezione da Hiv,
Aids, malattie sessualmente trasmesse e tubercolosi), da anni al
centro di numerosi studi dell'Iss legati all'intervento
socio-sanitario e agli stili di vita della persona migrante, e'
stato valutato anche il disagio e la sofferenza psicopatologica.
Secondo i piu' recenti dati dell'Area sanitaria Caritas, che
saranno presentati all'Iss durante il convegno, su un campione di
391 migranti visitati nel servizio di medicina generale del
poliambulatorio Caritas di Roma per persone in condizione di
fragilita' sociale (immigrati non inseriti e richiedenti asilo),
il 73,65% riporta gravi difficolta' di vita in Italia e piu' del
10% soffre di un disturbo post traumatico da stress (Ptsd).
Inoltre, per ogni difficolta' post-migratoria in piu', il rischio
relativo di avere un Ptsd aumenta di 1,19 volte.
"I dati emersi oggi attraverso il lavoro della Caritas in
collaborazione con il nostro Focal Point ci dicono che oltre 7
stranieri su 10 nel nostro Paese vivono in condizioni di grave
disagio- dichiara Enrico Garaci, presidente dell'Iss- Questo,
unitamente al fatto che piu' del 10% soffre di un disturbo post
traumatico da stress, conferma che il concetto di cura e' un
concetto globale e va oltre il singolo intervento terapeutico.
Nella popolazione immigrata e' fondamentale un'attenzione
altissima alla sofferenza psichica che puo' riflettere forti
disagi materiali senza dimenticare mai che anche lo sradicamento
e la solitudine possono far ammalare altrettanto il corpo in
quell'unita' indivisibile che e' la persona".
Il disturbo post traumatico da stress, spiega Massimiliano
Aragona, psichiatra del progetto Caritas Ferite Invisibili,
"porta l'individuo a vivere in uno stato emotivo di forte
allarme, con pensieri intrusivi e ricorrenti delle esperienze
traumatiche vissute, difficolta' a concentrarsi, insonnia,
incubi, tendenza a isolarsi per paura di subire nuove violenze,
dolori e altri sintomi somatici su base psicologica. Le persone
in questo stato hanno grandi difficolta' nella vita quotidiana;
non riuscendo a concentrarsi non riescono ad apprendere e possono
avere difficolta' sul lavoro, nei casi piu' gravi sono cosi'
spaventati che possono addirittura non andare in questura a
presentare la domanda per il riconoscimento del loro status di
rifugiato (ad es. perche' la vista di una persona in divisa gli
ricorda violenze subite in patria da uomini in divisa). Si
comprende come queste persone siano persone vulnerabili da
proteggere e curare, altrimenti possono avere serissime
difficolta' a integrarsi nel tessuto della nostra societa'". Su
questa condizione si inseriscono le difficolta' di vita
post-migratorie che sono un fattore ritraumatizzante che fa
insorgere o peggiorare i sintomi del disagio psicologico.
Riguardano difficolta' sociali, lavorative, abitative, di accesso
alla salute, di discriminazione, ma anche la preoccupazione per
le famiglie lasciate nel paese d'origine.
Il Convegno, organizzato dall'Unita' Operativa Ricerca
psico-socio-comportamentale, Comunicazione, formazione del
Dipartimento di malattie infettive dell'Iss, ha promosso il
confronto tra i professionisti, i rappresentanti delle
istituzioni e quanti operano nel settore della tutela della
salute del paziente immigrato. Durante il Convegno e' stato anche
presentato uno Studio-pilota sull'uso di prodotti cosmetici
sbiancanti nella popolazione immigrata di Roma (nel 50% dei casi
si tratta di sostanze vietate in Europa).
(Wel/ Dire)