GLI SPECIALISTI: SCENDERE A FASCIA 0-6? NO, ALLUNGARLA A 18 ANNI.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 feb. - I pediatri sono pochi
e, allora, meglio ridurre l'assistenza di base solo fino ai 6
anni contro gli attuali 14. La proposta e' circolata al tavolo
delle Regioni, che stanno lavorando al prossimo patto per la
Salute. Qualche tecnico l'ha inserita, guardando alle situazioni
di territori come la Lombardia dove il pediatra e' una figura che
scarseggia, soprattutto fuori dagli ambiti cittadini. E tanto e'
bastato per scatenare la 'rivolta' degli specialisti che gia' da
anni chiedono di aumentare i posti nelle scuole di formazione e
di allungare, semmai, la copertura a 18 anni, "come prevede
l'Organizzazione mondiale della Sanita'". Il ministro Renato
Balduzzi e' finito nel mirino come possibile autore della
proposta, ma si e' subito smarcato: "Il pediatra non sparira'".
Ma per tutta la settimana ha dovuto parare i colpi, insieme al
suo staff, di una categoria indignata, quella dei pediatri che
ora rilancia e chiede che l'assistenza, piuttosto, sia allungata
a 18 anni.
"La proposta e' nata dal fatto che oggi ci sono pochi
pediatri- spiega alla Dire Antonio Gallese, segretario nazionale
dell'Unione nazionale pediatri, Unp- percio' si sta pensando a
qualche escamotage per superare il problema. Sui pediatri e'
mancata una programmazione a livello nazionale. Bisogna
aumentare, o meglio raddoppiare, i posti nelle scuole di
specializzazione. E rivedere il numero chiuso all'universita'".
Oggi la carenza maggiore di pediatri "si sente soprattutto nelle
aree di campagna- continua Gallese-. C'e' carenza anche in
Lombardia, ma li' hanno risolto, per ora, aumentando il massimale
di bambini per ciascun medico". "Quella proposta- insiste
Giuseppe Mele, presidente della Fimp, la Federazione dei medici
pediatri- e' stata comunque scritta nero su bianco dai tecnici
per questo e' scattato l'allarme. La mancata programmazione del
numero dei pediatri non puo' essere risolta in questo modo. Anche
perche' la sofferenza si registra specificatamente in alcune
regioni come Lombardia o Veneto, in altre non c'e'". Cosa fare,
dunque? "Innanzitutto bisogna aumentare i numeri dei posti nelle
scuole di specializzazione- dice Mele- basandosi sul turn-over.
Poi bisogna ridurre il numero di anni di specializzazione da
cinque a quattro". Un punto, quest'ultimo, su cui non tutti
concordano. Per Mele, poi, va "alzata la fascia di eta' coperta
da assistenza fino ai 18 anni anche per far si' che poi non ci
sia il ricorso all'ospedale. È una proposta che porteremo ai
tavoli tecnici. Martedi' incontrero' il ministro e la riferiro'
anche a lui". "Negli anni passati- si aggiunge al coro Giuseppe
Raiola, coordinatore internazionale della Magam, Mediterranean
and Middle East Action Group for Adolescent Medicine- si era
lavorato ad una proposta di legge per innalzare la copertura
dell'assistenza a 18 anni, abbassarla a 6 non ha senso. Ridurre
l'assistenza e' irrazionale.A 18 anni i ragazzi non hanno ancora
concluso la loro crescita sia fisica che psichica e c'e' bisogno
di assistenza per loro". Il pediatra "deve assistere tutti i
minori dalla nascita e fino ai 18 anni- sottolinea Silvano
Bertelloni, specializzato in pediatria e perfezionato in
Adolescentologia, presidente della Sima, Societa' italiana di
medicina dell'adolescenza- lo prevede anche la Convenzione dei
diritti dell'infanzia votata all'Onu e ratificata dal nostro
Parlamento. Ma questa disposizione e' rimasta inattesa, tanto che
in alcune regioni c'e' una incentivazione per chi assiste solo la
fascia 0-6 anni. C'e' disomogeneita' anche nell'assistenza
ospedaliera. Ci sono ospedali dove l'assistenza pediatrica e'
fino a 18 anni e altri in cui si ferma a 14 o 16. Al Nord e'
diffuso il ricovero pediatrico fino a 18 anni, e' il doppio
rispetto al Sud". La proposta di ridurre l'assistenza alla fascia
0-6 anni "ci ha lasciati molto amareggiati- chiude Marina Picca,
presidente della Sicupp, la Societa' italiana delle cure primarie
pediatriche-. Questa rappresenterebbe la soluzione per la carenza
di pediatri e per raggiungere un ipotetico risparmio di cui non
viene specificata l'entita'. Insomma, con un breve comma, davvero
poche righe, il Patto delle salute decide di sgretolare aspetti
fondamentali per noi pediatri, aspetti che da anni abbiamo
sostenuto e promosso. Come Societa' Scientifica dei Pediatri di
Famiglia non possiamo non esprimere il nostro dissenso di fronte
a queste proposte".
(Ami/ Dire)