(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 30 apr. - Il craving e' definito come spinta e desiderio soggettivo di consumare sostanze stupefacenti. E' stato identificato, nella pratica clinica in studi di laboratorio e in studi preclinici, come un significativo predittore di disturbi causati dal consumo di sostanze e come predittore di un adeguato trattamento contro la dipendenza da droga. Negli anni e' stato analizzato il craving sotto il punto di vista biologico, cognitivo e/o affettivo, aiutando e informando la ricerca e la cura di comportamenti causati dalla dipendenza.
Questo studio, condotto da un gruppo di ricercatori americani, ha analizzato il craving studiandolo dal punto di vista della consapevolezza (in inglese mindfulness) e in particolare della Mindfulness-based relapse prevention (Mbrp), individuata come efficace terapia cognitivo-comportamentale nel ridurre il desiderio di consumare sostanze stupefacenti. Nello specifico, i ricercatori hanno esaminato la Mbrp come trattamento post-terapeutico per i disturbi da consumo di sostanze. Allo studio hanno partecipato 168 pazienti di eta' compresa tra i 18 e i 70 anni che non soffrissero di disturbi quali psicosi, demenza, imminente rischio di suicidio e che non necessitassero di trattamenti piu' intensivi o trattamenti ambulatoriali intensivi.
Dall'analisi dei risultati e' emerso che gli individui che avevano ricevuto il trattamento Mbrp, avevano riportato livelli significativamente piu' bassi di craving rispetto a un tipico trattamento di controllo di gruppo. In questo studio si e' voluto quindi osservare il potenziale meccanismo di questo approccio terapeutico anche se tale ricerca ha avuto numerose limitazioni, primo fra tutti l'autovalutazione del craving che non ha permesso agli studiosi di valutare in modo oggettivo i risultati ottenuti, la brevita' del follow-up e la quantita' di importanti dati mancanti. (Fonte: www.droganews.it).
(Wel/ Dire)