DOPO LE LIBERALIZZAZIONI SI PREPARA LA 'CONTROFFENSIVA' DI CATEGORIA.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 apr. - Hanno dovuto "digerire" a "malincuore" i contenuti del decreto liberalizzazioni, che porteranno da oltre 17mila a quasi 22mila gli attuali punti vendita. "Il sistema non reggera'", hanno ripetuto piu' volte. Hanno provato a convincere il governo a fare retromarcia su quei numeri, minacciando la serrata (poi mai andata in scena), ma per i farmacisti il primo round e' andato perso. Il decreto e' legge e i Comuni stanno tracciando le mappe delle nuove aperture. Entro qualche mese, espletati i concorsi, e salvo sorprese, ci sara' in Italia una farmacia ogni 3.300 abitanti, secondo il nuovo quorum stabilito dal governo, con circa 5mila esercizi in piu' secondo i calcoli di Federfarma, l'associazione che riunisce i farmacisti privati sotto la guida di Annarosa Racca.
L'aria e' funesta, ma le farmacie non si 'arrendono' e sono pronte al rilancio. "Ora- spiega Racca all'agenzia Dire- vogliamo la nuova convenzione sulla distribuzione del farmaco e sui servizi da erogare in farmacia. Saremo di piu' nel settore, serve un bilanciamento. Oppure il sistema saltera', visto che dal 2001 c'e' stata una progressiva diminuzione della spesa farmaceutica e che ci sara' i futuro un ulteriore decremento".
- Fra quanto tempo ci saranno le nuove aperture? "Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge i Comuni stanno definendo le piante per posizionare le nuove farmacie che saranno aperte entro qualche mese, appena espletati i concorsi". - Durante il dibattito sulle liberalizzazioni le farmacie hanno scalpitato molto, poi il silenzio. Problemi spariti? "A marzo abbiamo revocato la serrata perche' dal governo erano arrivate aperture. Poi sono riemersi i problemi (anche per via delle interpretazioni che il governo sta fornendo alla legge per rispondere alle Regioni, ndr). No, questi numeri non ci vanno bene, siamo stati costretti a subirli. Ci hanno trattato tutti come una casta e non lo siamo. Sono state dette tante falsita' per avvantaggiare la grande distribuzione a danno della farmacia tradizionale. Ora basta. Noi difendiamo solo la farmacia tradizionale che e' un servizio molto apprezzato dai cittadini". - Cosa chiederete al governo dopo aver dovuto digerire le liberalizzazioni? "Dovremo lavorare insieme al ministero perche' ci sia si' una farmacia piu' presente sul territorio, ma con una nuova convenzione sulla distribuzione del farmaco e sui servizi da erogare. Altrimenti il sistema non ce la fa, salta. La vecchia convenzione e' scaduta da un pezzo, e' tempo di un rinnovo". - Insomma, ci vorranno altre fonti di introito, visto che sarete di piu'.
"Dobbiamo sopravvivere. La legge e' passata nostro malgrado. È stato deciso tutto in quindici giorni, senza l'attenta riflessione che avrebbe richiesto la riforma del settore". - Cosa significa una nuova convenzione sulla distribuzione del farmaco e sui servizi da erogare? "Abbiamo bisogno, ad esempio, di riportare in farmacia i farmaci che ne sono usciti. Come quelli distribuiti nelle Asl, i farmaci innovativi. Non parliamo di quelli ospedalieri, chiaramente. Ora serve un nuovo sistema di remunerazione delle farmacie.
Dovrebbero diminuire le trattenute sulle vendite. E poi si possono portare in farmacia nuovi servizi. C'e' una legge ad hoc che va applicata dove si parla per esempio di prenotazione delle visite domiciliari, dell'assistenza domiciliare integrata.
Vogliamo essere a tutti gli effetti un braccio della sanita' pubblica".
- Ci sono gia' previsioni sui tempi per discutere della nuova convenzione? "No, ma ci aspettiamo che venga aperto presto un tavolo. Noi abbiamo assolutamente bisogno di questa convenzione e ne hanno anche i cittadini. C'e' poi da sistemare, rispetto al decreto liberalizzazioni, la questione della direzione delle farmacie". La legge prevede l'obbligo di istituirne una dove il proprietario compie i 65 anni, dato mal digerito dai farmacisti. La partita e' ancora aperta.
(Ami/ Dire)