E' LA PRIMA VOLTA IN ITALIA, IL CASO DI UNA 37ENNE BOLOGNESE
(DIRE - Notiziario Sanita') Bologna, 26 set. - Tre anni fa
Alberta seppe di avere un tumore al seno e inizio' una
chemioterapia che ne avrebbe compromesso la fertilita'. Eppure
ora, a 37 anni e con la malattia ormai alle spalle, e' al terzo
mese di una gravidanza che procede senza problemi. "Alberta e' la
prima donna in Italia che dopo una chemioterapia antitumorale
riesce a concepire un figlio grazie alla tecnica del congelamento
degli ovuli". Lo rende noto Eleonora Porcu, ricercatrice
dell'Universita' di Bologna, che ne ha assistito la maternita' e
stamattina ne ha presentato il caso davanti al congresso della
Societa' italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) a Palermo.
Ogni anno, spiega Porcu in un comunicato diffuso dall'Ateneo,
sono centinaia di migliaia le donne che hanno problemi di
fertilita' per colpa del cancro. In Italia si stima che il
problema riguardi dal 40% al 70% delle donne sottoposte a
chemioterapia: secondo Porcu, per il solo tumore al seno parliamo
di un numero che oscilla tra le 15.000 e le 26.000 donne l'anno.
A differenza del congelamento degli embrioni, continua la
ricercatrice, il congelamento degli ovociti (cellule uovo, dette
anche ovuli) e' espressamente consentito dalla legge italiana e
ha il vantaggio di poter essere praticato preventivamente, anche
in assenza di un candidato papa', in attesa del momento e della
persona propizi.
"Alberta si rivolse a noi a fine 2008 su consiglio del suo
oncologo", ricostruisce Porcu. "Prima di iniziare la chemio
voleva sottoporsi alla crioconservazione (conservazione per
congelamento) degli ovociti. Qualche mese fa e' tornata. La
terapia aveva avuto successo e secondo gli oncologi poteva
provare ad avere un figlio". Come spesso accade, pero', dopo una
chemio puo' essere difficile concepire in modo naturale, cosi'
Alberta e suo marito, che risiedono nella provincia di Bologna,
si rivolsero di nuovo al Centro per l'infertilita' e la
procreazione medicalmente assistita, diretto da Porcu e
coordinato di Stefano Venturoli, al Policlinico universitario
S.Orsola Malpighi di Bologna. "Scongelammo quattro ovociti e
ottenemmo tre embrioni che trasferimmo nel grembo della mamma.
Dopo 12 giorni gli esami rivelarono che uno di questi stava
crescendo. La gravidanza era in corso. Mamma e papa' felici",
racconta Porcu.
Ad oggi sono circa un migliaio le persone nate da ovuli
congelati. Il primo caso in Australia nel 1986. Sulle stesse
orme, un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Bologna da
Eleonora Porcu, avrebbe ridato impulso qualche anno dopo agli
studi sul congelamento degli ovociti, applicando con successo nel
1997 tecniche innovative tuttora in auge. E' nata cosi' una bimba
che ora ha 14 anni e vive in Veneto. Nuovo primato nel 2007: due
gemelline partorite da una mamma senza ovaie furono i primi
esseri umani nati da ovuli congelati di una donna resa sterile
dal cancro. "Purche' siano disponibili almeno due settimane prima
dell'inizio della chemioterapia- commenta Porcu- la
crioconservazione degli ovuli puo' essere considerata un modo
ideale per preservare la fertilita' nelle pazienti con cancro al
seno".
26 settembre 2011
(Pic/ Dire)