(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 22 set. - Le multinazionali del
farmaco hanno cominciato a brevettare medicinali non innovativi,
in quanto la loro capacita' di ricerca e sviluppo e' in crisi. E'
in questo modo che riescono a mantenere alti i prezzi. Per questo
societa' civile e amministratori pubblici devono muoversi
affinche' brevetti senza innovazione non vengano piu' accettati.
E' l'opinione di Carlos Correa, avvocato e economista, direttore
del Centro per gli Studi su Proprieta' Intellettuale e Diritto e
Economia all'Universita' di Buenos Aires. Correa, le cui ultime
pubblicazioni si occupano dei rapporti tra proprieta'
intellettuale, commercio internazionale e diritto alla salute, e'
intervenuto al Forum pubblico della Wto (Organizzazione mondiale
del commercio) in corso a Ginevra, dove sono presenti anche vari
rappresentanti di ong internazionali tra cui quelli della
campagna "Sblocchiamoli-Cibo, salute e saperi senza brevetti".
"L'accesso globale ai farmaci salva-vita - affermano i promotori
della campagna - viene messo a rischio dagli accordi di libero
commercio che vengono in numero sempre maggiore firmati da Unione
Europea e Usa con singoli governi di paesi in via di sviluppo, ma
anche dalle procedure eccessivamente burocratiche stabilite dalla
Wto per tutelare il diritto alla salute". A Ginevra diversi
relatori hanno sottolineato che, mentre gli accordi multilaterali
siglati nell'ambito della Wto garantiscono, in caso di emergenze
sanitarie, specifiche flessibilita' alla protezione dei brevetti
sui farmaci, imponendo alle multinazionali la concessione di
licenze dei prodotti sotto brevetto, gli accordi di libero
commercio bilaterali e regionali prescindono da tali tutele del
diritto alla salute. "Tuttavia neanche le flessibilita' previste
dall'accordo Trips (Accordo sugli aspetti legati al commercio dei
diritti di proprieta' intellettuale) della Wto sono sufficienti a
garantire l'accesso ai farmaci salva-vita nei paesi piu'
bisognosi", sottolinea Daniele Dionisio, esperto della campagna e
membro del Gruppo di lavoro del Parlamento Europeo su
"Innovazione, accesso ai farmaci e malattie legate alla
poverta'".
"Per rendere l'idea - continua Dionisio - la norma del Wto del
30 Agosto 2003 che deroga alla protezione dei brevetti,
permettendo l'esportazione di farmaci ai paesi incapaci di
produzione autonoma, implica procedure burocratiche talmente
onerose che risulta concretamente quasi inutilizzabile. E' stata
infatti utilizzata solo una volta dal Canada per permettere a una
propria azienda generica la produzione e l'invio di farmaci in
Ruanda e sono stati impiegati ben 3 anni per metterla a punto!".
Dionisio, in linea con le reiterate richieste presentate da
Paesi in via di sviluppo e da gruppi di pubblico interesse,
suggerisce che le procedure della norma siano snellite,
proponendo "una soluzione che autorizzi, una volta per tutte, a
una compagnia a produrre lo stesso farmaco per l'export a
qualsiasi Paese che inoltri richiesta". "E' nella carta della Wto
il rifiuto di ogni forma di protezionismo - afferma il
rappresentante di "Sblocchiamoli - ma e' d'obbligo insistere a
ogni livello affinche' le istanze di equita' per l'accesso alle
terapie, emerse nel Public Forum, siano raccolte e rese operative
dalla prossima Conferenza Ministeriale della Wto attesa il
prossimo 15-17 dicembre 2011 a Ginevra.
(Wel/ Dire)