"E NON SOLO SU QUELLO DEI REPARTI CHE LEGGE DEFINISCE A RISCHIO".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 15 set. - "Il contagio da
tubercolosi non significa malattia. L'Associazione culturale
Pediatri ribadisce l'importanza di tranquillizzare i genitori sul
tema contagio da Tbc, ma anche di sollecitare le istituzioni
verso una piu' efficace ed estesa politica di controllo sul
personale impegnato nell'assistenza in tutte le unita'
ospedaliere. Non basta applicare i controlli soltanto sui reparti
che la legislazione definisce a rischio. Va ripensata la tutela
dei lavoratori per difendere pienamente la salute dei pazienti, a
partire da quelli piu' fragili". Lo sostiene, in una nota,
l'Associazione culturale Pediatri.
"Il caso dell'infermiera del Policlinico Gemelli di Roma che
si e' ammalata di tubercolosi, contagiando molti neonati ha fatto
emergere il problema della tutela della salute dei cittadini
ricoverati presso strutture sanitarie- continua la nota- Una
domanda su tutte: quali controlli sanitari vengono effettuati
sugli operatori impegnati nell'assistenza? La legislazione
italiana tutela la salute del lavoratore, ma nulla impone circa
il controllo delle condizioni di salute del lavoratore stesso
rispetto al rischio di trasmissione di malattie infettive. I
controlli periodici sono percio' indirizzati verso lavoratori che
operano in ambienti considerati "a rischio" dalla legge stessa,
perche' esposti a contaminazioni che possono dare luogo a
malattie infettive: reparti di malattie infettive; pronto
soccorsi; reparti di geriatria; unita' di lungodegenza".
Secondo l'Associazione "la legislazione in materia e' dunque
lacunosa perche' tutti i sanitari dovrebbero essere controllati
periodicamente per garantire ai pazienti di non essere veicolo di
infezione. La Acp vuole comunque tranquillizzare le famiglie
sull'efficacia dei test e delle misure di profilassi da mettere
in atto in caso di contagio, poiche' sono validate e approvate
dalla comunita' scientifica internazionale".
(Wel/ Dire)