(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 12 set. - La grande zona
d'ombra della medicina, illuminata a tratti dal diritto,
dall'etica, dalla religione, dall'economia: la bioetica, con
tutti i suoi problemi anche attualissimi, dal biotestamento,
all'utilizzo complesso e futuristico delle staminali, ai mille
rivoli della regolamentazione dei trapianti, a quel profondo
vallone della coscienza individuale e sociale che e' l'eutonasia
e il diritto alla vita e alla morte. Per la prima molta in Europa
tutto questo e' stato oggetto di un corso specifico, tenuto dai
piu' grandi esperti italiani in materia, attivato durante il XII
Congresso della SICOP (www.XIICongressoSICOP.it), la Societa'
Italiana di Chirurgia nell'Ospedalita' Privata Accreditata,
presieduto dal Prof. Daniele Enrico Maria Maggiore.
Un'intensa giornata di studio e contrapposizione, di domande
spesso irrisolte ma tese a dare un senso al dibattito anche
mediatico che impegna la societa' civile del nostro Paese mentre
e' ancora in discussione in Parlamento il Ddl Calabro', con il
suo altissimo grado di impopolarita' ancora prima della nascita:
secondo una ricerca Eurispes il 77% dei cittadini e' contrario
alla legge cosi' come e' stata pensata prima dell'approvazione.
"Il punto - sottolinea il Prof. Giorgio Macellari, autore
dell'unico libro europeo sulla bioetica in chirurgia - e' che
trattasi di argomento nel quale e' impossibile entrare
legiferando o volendo dettare delle linee guida molto rigide.
Andiamo a guardare il Ddl Calabro', ad esempio, che ha destato
innumerevoli perplessita' e che in questa forma difficilmente
diventera' legge: e' assodato per dirne una che la nutrizione
artificiale non e' una forma di sostegno vitale, se questa
definizione puo' avere un senso. Sono atti medici, non ci sono
dubbi. E non sono conseguentemente "irrinunciabili". Se venisse
approvato su questi presupposti questa legge darebbe a chiunque
il diritto di avventurarsi nel fare terapie nutrizionali, proprio
perche' non sarebbero azioni terapeutiche che solo i medici
possono mettere in atto. La verita', forse una delle poche, e'
che se vogliamo tentare di regolare una materia sensibile come
questa dobbiamo trovare un modo che garantisca liberta' di
coscienza, dobbiamo fare una legge che non costringa e nemmeno
impedisca. Questo decreto cosi' com'e' lo considero semplicemente
perfido, che denota ignoranza se non puro disprezzo".
Il problema - precisa il Ranieri De Maria, Consulente Tecnico
della Commissione Parlamentare di inchiesta sugli errori in campo
sanitario - e' che per sua definizione il diritto non puo' non
arrivare piu' tardi dei problemi a cui dare delle soluzioni. E il
giudice e' obbligato comunque ad applicare una legge non facendo
ragionamenti di tipo etico che non gli competono. Il pericolo e'
che nell'interpretazione dei principi generali, in mancanza di
norme che risolvano fattispecie precise, si vada troppo oltre. E'
molto difficile trovare soluzioni giuridiche a questioni
bioetiche. Perche' il livello cosi' avanzato delle applicazioni
tecnologiche che la ricerca ha a disposizione non possono essere
facilmente raggiunte dalle valutazioni etiche. Ora dovremmo
essere bravi a guardare avanti e prevedere quali sono i problemi
che affronteremo nel prossimo futuro, in un mondo nel quale la
dimensione sociale pervade quella individuale. Tenendo pero'
conto di un fatto: la funzionalizzazione della tutela della
salute la accettiamo gia', l'esempio piu' banale e' quello della
legge sul casco. Cioe' obblighiamo un individuo a proteggersi
anche contro il suo volere perche' la sua salute non e' solo un
problema suo, ma anche della societa' di cui fa parte. E questa
concezione e' figlia della cultura del welfare state".
(Wel/ Dire)