(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 8 set. - Sono stati i 18
intossicati dello scorso anno a convincere il governo che fosse
arrivato il momento di fare qualcosa: il fenomeno stava assumendo
proporzioni troppo importanti. E nel Regno Unito c'e' pure
scappato il morto. Nel mirino gli Smart Shop, negozi al dettaglio
specializzati nella vendita di articoli per fumatori e di
sostanze psicoattive legali. Le smart drugs, appunto, che
prendono piede a partire dalla fine degli anni novanta. E' il
periodo delle campagne mediche contro il dilagare di ecstasy e
droghe sintetiche nelle discoteche. Le smart drugs nascono come
alternativa naturale alle sostanze sintetiche, sono considerate
meno pericolose e soprattutto sono legali. Il battesimo e la
diffusione di massa passa dal tempio del divertimento da
discoteca europeo: e' Ibiza a lanciare la moda. Dal 2000 aprono
anche in Italia i primi negozi dedicati alla vendita delle nuove
sostanze con cui sballarsi senza infrangere la legge. Il mercato
si allarga: per molti consumatori abituali di droghe l'apertura
degli smart shop e' una manna dal cielo. Un primo passo verso la
liberalizzazione delle droghe leggere.
Improvvisamente il consumo di sostanze simili per effetti alla
marjuana, che nel nostro paese e' illegale, diventa lecito. I
prodotti che vanno per la maggiore sono infatti miscugli di erbe,
venduti in bustine come profumatori per ambienti. Ma basta aprire
la busta e rollarsi una sigaretta, mescolando la miscela al
tabacco, per garantirsi lo sballo. Di smart (intelligente) c'e'
senza dubbio il modo escogitato per eludere la legge. Cioe'
quello di inserire nella miscela di erbe molecole sintetiche,
cioe' create in laboratorio, con effetti simili a quelli del Thc
(il principio attivo della cannabis) ma ancora sconosciuti e
quindi non inseriti nella tabella delle sostanze fuori legge del
Ministero della salute. Il gioco e' questo e c'e' subito chi
fiuta l'opportunita' di business. In Italia nascono e crescono
tre catene di smart shop in franchising, in totale nel nostro
paese ci sarebbero circa 85 esercizi dedicati a questa attivita'.
I clienti sono in prevalenza giovani o giovanissimi che
trovano nei negozi una strada semplice per procurarsi sostanze
psicoattive. Ma il grosso problema, da cui scaturisce l'impegno
del Dipartimento delle politiche antidroga, e' che le sostanze di
sintesi contenute nelle droghe intelligenti risultano essere fino
a 100 volte piu' tossiche di quelle della marjuana. E allora ecco
che, una volta identificato in laboratorio, il principio attivo
jwh-018 viene subito messo fuori legge. E' la fine di quella che
in negozio era commercializzata con il nome di Njoy.
Ma non passa molto tempo perche' inizi una rincorsa che vede
schierate su fronti opposti le forze dell'ordine e i produttori.
Basta sintetizzare nuove molecole per eludere di nuovo la legge e
ricominciare il gioco. Cosi' si arriva alla cronaca recente, con
l'operazione "profumo di droga" condotta dai Nas a Milano, Napoli
e Roma che porta 8 persone in carcere, la perquisizione di un
centinaio di locali e il sequestro di una ditta. In 26 citta'
sono stati chiusi smart shop. Ma il colpo piu' grosso a questo
mercato arriva dal legislatore che dichiara fuori legge tutte le
molecole con strutture analoghe a quelle che vengono
continuamente ributtate sul mercato con modifiche minimali. Cosi'
si ferma la gara per creare nuove molecole in laboratorio. Sara'
sufficiente ad arginare il fenomeno? Certamente un grosso giro di
vite e' stato dato anche se basta andare in rete per rendersi
conto che non ci vuole davvero nulla a fare la spesa di sostanze
da sballo. (www.redattoresociale.it)
(Wel/ Dire)