(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 5 set. - "Per ogni carrozzina
c'e' spesso una famiglia sacrificata. Spesso e' una donna,
"schiava", costretta a stare 24 ore al giorno con il suo malato.
Queste famiglie, se toccano le pensioni di invalidita', non
potranno piu' sopravvivere". Camillo Gelsumini coordinatore Uildm
di Pescara, malato di distrofia muscolare e costretto su una
sedia a rotelle, sa bene di cosa parla, conosce tante storie
spesso nascoste tra le mura di una cosa, lontane dai riflettori.
Sono quelle di madri, padri e figli, di famiglie che lottano ogni
giorno per i diritti inalienabili sanciti dalla Costituzione, ma
che non trovano applicazione nella vita di tutti i giorni: il
diritto alla salute, all'assistenza sociale, all'istruzione.
Nella manifestazione di oggi a Pescara (vedi lancio precedente)le
persone, oltre a portare la loro protesta sotto il palazzo della
provincia, hanno portato anche le loro storie. Ne raccontiamo 2,
a parlare sono 2 donne, due madri di bambini disabili. Entrambe
senza lavoro perche' non possono permettersi di lasciare i loro
figli, entrambe costrette ad una vita di sacrifici e lotte contro
la scarsita' di risorse investite nel sociale che gia' era
pesante gli anni scorsi.
Mariarosa e' madre di 3 bambini. Uno di loro e' affetto da
tetraparesi spastica, vive su una sedia a rotelle e non puo'
muoversi. La famiglia risiede nel comune di Cepagatti (Pe) che
pero' non passa l'assistenza sociale ai disabili, ma solo agli
anziani. Il bambino ha bisogno di assistenza e ogni tre mesi si
ricovera in una clinica in Slovacchia, per circa trenta giorni,
dove riceve delle cure speciali in un centro "Adeli" in cui si
fanno terapie per paralisi celebrali fatte con tute spaziali, che
pero' in Italia non sono riconosciute. Mariarosa racconta che e'
sempre una lotta ricevere dalla regione il rimborso estero che
alcune volte arriva, ma altre no. Il costo annuale dell'intero
intervento si aggira intorno ai 30 mila euro. Per sostenere le
spese il marito arriva a fare 3 lavori, ma anche cosi' le spese
non sempre vengono coperte e cosi' la famiglia si affida al buon
cuore delle persone: a raccolte fondi e spettacoli di
solidarieta'. Il 14 settembre la famiglia partira' ancora una
volta verso la Slovacchia, il ragazzo si sottoporra' ancora alle
cure e quando tornera' dovra' andare a scuola: quest'anno
frequenta la prima media, avra' bisogno di assistenza scolastica,
e di ritorno dalla clinica Mariarosa dovra' tornare a lottare per
il diritto all'istruzione del figlio.
Diana invece vive a Montesilvano, anche lei madre di 3 figli. Ha
un bambino disabile al 100% e una figlia malata di diabete. Cerca
un lavoro part-time, ma nessuno la vuole perche' pare che avere
persone disabili da accudire sia una discriminante nel mondo del
lavoro. Una volta gratuito, il pulmino per il trasporto
scolastico e' diventato a pagamento, le ore di sostegno inoltre
sono state ridotte. "Ai disabili - dice - non e' rimasto niente
di gratuito".Il marito e' un muratore a cui non vengono pagate le
ferie: e' stato fermo 3 settimana ed e' come se non avesse
lavorato. La famiglia ha un reddito annuo di circa 6 mila euro e
ogni mese paga un canone di affitto di 550 euro. Andare avanti in
queste condizioni e' davvero impossibile. Lo hanno affermato con
forza tutti coloro che oggi a Pescara hanno manifestato sotto la
provincia e sfilato in corteo funebre davanti la bara delle
politiche sociali, perche' hanno voluto far capire a prefetto,
amministratori locali e cittadini, che se muore l'assistenza
sociale, moriranno anche tutti coloro che vivono grazie ad essa.
(Wel/ Dire)