(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 13 ott. - Un secco "no" alla
proposta di legge C.4207 che rappresenta un "chiaro passo
indietro". A ribadirlo e' stato oggi il Comitato nazionale dei
genitori e familiari dei disabili uditivi, decorso di un incontro
alla Camera. Secondo il Comitato "il riconoscimento della Lis
rappresenta necessariamente la definizione di una minoranza
linguistica e l'appartenenza ad essa in base a un deficit
sensoriale. Ma i nostri ragazzi non vogliono riconoscersi in
questa minoranza, vogliono essere a tutti gli effetti italiani-
sostengono-. Riconoscere la Lis nuoce invece gravemente
all'applicazione del protocollo sanitario che da quarant'anni
consente a tutti i bambini audiolesi il recupero uditivo e
l'acquisizione della lingua italiana".
Secondo Paolo Pagnini, presidente della Societa' italiana di
audiologia e foniatria (Siaf) e' necessario, invece, puntare su
diagnosi precoci, che permettono di intervenire fin dai primi
mesi di eta' sul recupero dei bambini sordi. "Se si interviene
tempestivamente i bambini riescono a sentire e anche a parlare,
perche' oggi possediamo protesi sempre piu' potenti- spiega
Pagnini-. Oggi dopo un lavoro di 50 anni, i bambini sordi non
vengono piu' notati nella societa', perche' non ci si accorge
piu' del loro handicap. E questo e' un risparmio anche per lo
stato. Per questo il fatto che si parli ancora di Lis come
alternativa ci fa arrabbiare. Chiunque cerchi di farci tornare
indietro, ripropone soltanto cose anacronistiche". Elio Marciano,
presidente della societa' italiana di Otorinolaringoiatria (Sio)
ha ricordato che tutto il mondo accademico ha firmato un
documento di appoggio alla lingua oralista come lingua che devono
sviluppare i bambini ipoacustici. "Se il bambino riceve una
diagnosi di sordita' a tre mesi e viene seguito da subito, gia' a
6 mesi ha uno sviluppo uditivo pari a un bambino udente".
Secondo il Comitato il riconoscimento della Lis sottintende
anche un aggravio della spesa dello Stato italiano per la
formazione e l'inserimento degli interpreti nelle strutture
pubbliche, togliendo risorse per l'applicazione del protocollo
sanitario.
"Quando non c'erano le protesi ai sordi si impediva di usare il
linguaggio mimico-gestuale, oggi che le protesi ci sono si esalta
la lingua dei segni, ma la lis non e' altro che linguaggio mimico
gestuale ribattezzato- aggiunge Giuseppe Gitti, direttore del
Centro di rieducazione ortofonica-. Qualcosa non quadra. Non
trovo una ragione ne' scientifica ne' morale ed etica che possa
giustificarne l'uso. Il gesto uccide la parola, noi dobbiamo
cercare invece di tenere alla normalita'".
Il Gruppo dei genitori dei disabili auditivi ha ribadito la
volonta' di lottare per il diritto alla salute dei propri figli.
"La lis non e' un interesse dei sordi, loro avrebbero voluto
parlare- sottolinea Laura Brogelli, mamma di un bambino sordo. Le
fa eco Valentina Paoli, sorda dalla nascita: "La posizione del
Comitato per qualcuno e' impopolare, sembra una cattiveria
impedire allo Stato di fare una legge a tutela di una parte. Ma
gia' ora la sordita' e' ampiamente tutelata in tutti i sensi. La
proposta di legge 4207 sposta invece l'attenzione dalla patologia
all'antropologia e considera sordita' come uno status". "Se
vogliamo realizzare la partecipazione dei disabili uditivi alla
vita sociale- conclude Alfio Desogus presidente dell'associazione
retinopatici- queste persone non devono aver bisogno
dell'interpretariato. La Lis, invece, rappresenta il
riconoscimento del nostro fallimento come stato e come cittadini".
(Wel/ Dire)