(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 ott. - Un bambino che nasce
in Somalia, Guinea, Ciad o Niger rischia di morire da piccolo
cinque volte di piu' di un bimbo nato in Svizzera o in Norvegia.
Quasi otto milioni di bambini muoiono, ogni anno nel mondo, prima
di avere compiuto 5 anni, uno ogni quattro secondi, di cui oltre
il 70% muore nel primo anno di vita e il 40% nel primo mese. Le
cause sono spesso malattie banali e curabili, quali le
complicazioni pre e post parto (21%), la polmonite (18%), la
malaria (16%) e la diarrea (15%). Sono dati Unicef riportati da
Save The Children nel rapporto "Accesso Vietato - Perche' la
grave carenza degli operatori sanitari ostacola il diritto alla
salute dei bambini", in occasione del rilancio della Campagna
Every One, per dire basta alla mortalita' infantile . A queste
malattie si aggiunge la malnutrizione come concausa di un terzo
dei decessi infantili.. Il 65% dei decessi infantili da
malnutrizione avvengono in 10 paesi: India, Cina, Nigeria,
Pakistan - dove la situazione e' drammaticamente peggiorata dopo
le alluvioni - Indonesia, Bangladesh, Etiopia, Repubblica
Democratica del Congo, Filippine, Tanzania. Quasi la meta' della
mortalita' infantile si concentra nell'Africa sub sahariana
(49%), e nell'Asia meridionale (33%), dove rispettivamente 1
bambino su 8 e 1 bambino su 15 muoiono prima di compiere i 5
anni. In termini assoluti, meta' di queste morti avviene in 5
Paesi: India (che da sola conta il 30% del numero dei decessi
infantili), Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan e
Cina. Ad aggravare ulteriormente un bilancio cosi' catastrofico
sono state le recenti emergenze come quella nel Corno d'Africa,
che ha gia' provocato la morte di decine di migliaia di bambini
in Somalia ed Etiopia, e quella in Pakistan, dove nelle aree
colpite dall'alluvione e' stato rilevato un tasso di
malnutrizione dei bambini del 23%.
Secondo Save the Children, 350 milioni di bambini al mondo non
vengono visitati da un operatore sanitario in tutta la loro vita.
La cifra e' ricavata dalle stime dell'Oms che parlano di 1
miliardo di persone nel mondo senza accesso a nessuna cura
sanitaria. Il 35% della popolazione mondiale e' costituita da
bambini, il 35% di 1 miliardo corrisponde a 350 milioni. Secondo
l'Organizzazione mondiale della sanita' per assicurare
un'assistenza sanitaria di base occorrono 23 operatori sanitari
ogni 10.000 persone. L'intervento di un operatore sanitario puo'
fare la differenza fra la vita e la morte di un bambino: Save the
Children stima infatti che dove ce ne sono troppo pochi, un
bambino rischia cinque volte di piu' di perdere la vita prima di
aver compiuto 5 anni.
Sono Ciad e Somalia i paesi in fondo alla classifica per
numero degli health workers e per il loro impatto nell'assistenza
ai bambini. Un quarto del peso delle malattie mondiali grava
sull'Africa, ma sul continente lavora solo il 3% dei dottori,
delle infermiere e delle ostetriche del mondo. In totale, su
tutto il pianeta mancano 3.500.000 operatori sanitari, incluse
350.000 ostetriche. Per assicurare un'assistenza sanitaria di
base, occorrono 23 operatori sanitari ogni 10.000 persone.
Tuttavia 61 paesi - di cui 41 in Africa - sono ben al di sotto
di questa soglia. Sono le stime fatte con il nuovo Indice degli
Operatori Sanitari di Save the Children, che prende in
considerazione 3 parametri, cioe' il numero di operatori
sanitari, la percentuale di bambini che ricevono 3 dosi di
vaccino per difterite, pertosse e tetano e il tasso di parti
assistiti da personale specializzato. Un bambino bisognoso di
cure e assistenza, dal momento della nascita in poi, corre in
quei paesi un rischio 5 volte maggiore di morire rispetto ai
paesi in cima all'indice Svizzera, Finlandia, Irlanda, Norvegia.
In Somalia si contano 1,5 operatori sanitari ogni 10.000 persone
a fronte di 1 bambino su 5 che muore prima di aver compiuto i
cinque anni di eta'. In Etiopia il rapporto e' di 2,6 su 10.000
persone, a fronte di un tasso di mortalita' infantile di 1
bambino ogni 10. Al contrario la Norvegia conta oltre 188 tra
dottori, infermieri e ostetriche ogni 10.000 abitanti, con un
rapporto di un operatore sanitario ogni 53 abitanti. In Guinea,
Somalia e Niger, il rapporto e' rispettivamente di 1 operatore
ogni 7.143, 6.667 e 6.250 abitanti.
"Gli operatori sanitari sono il cardine di qualsiasi servizio
sanitario. Senza di loro, non si possono somministrare i vaccini,
prescrivere medicinali salvavita, dare assistenza alle donne
durante il parto. Senza operatori sanitari, malattie come la
polmonite e la diarrea diventano mortali, soprattutto per i
bambini piccoli o neonati e tanto piu' se questi bambini e le
loro mamme vivono in aree rurali, piu' difficilmente
raggiungibili", spiega Valerio Neri, direttore generale Save the
Children Italia.
"La riduzione di due terzi della mortalita' infantile e dei
tre quarti di quella materna entro il 2015, non potranno essere
raggiunti finche' bambini e mamme non potranno contare
sull'assistenza e la cura di operatori sanitari quando ne hanno
bisogno- sottolinea Claudio Tesauro, presidente di Save the
Children Italia- Stimiamo che se solo ci fossero 350.000
ostetriche in piu' e ad ogni parto assistesse un operatore
sanitario qualificato, 1,3 milioni di neonati potrebbero essere
salvati".
L'Ong dichiara che nel 2010 ha supportato la formazione di
quasi 85.000 operatori sanitari nei paesi in via di sviluppo e
l'obiettivo e' di arrivare a 400.000 entro il 2015. Con la
campagna Every One agisce a sostegno della salute di bambini e
madri, prima durante e dopo il parto e programmi per la
nutrizione materno-infantile. Approvigiona ambulatori medici e
ospedali, supporta centri per bambini con problemi di
malnutrizione, fornisce supporto economico a donne e famiglie,
promuove sistemi agricoli e coltivazioni.
(Wel/ Dire)