14 MILIARDI L'ANNO IL GETTITO FISCALE DAL COMMERCIO DEI TABACCHI.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 ott. - Italiani consapevoli
dei rischi per la salute derivanti dal fumo, ma liberi di
scegliere. Il 51% degli italiani (il 57% tra i fumatori, il 50%
tra gli ex fumatori, il 46,5% tra i non fumatori) ritiene che
fumare sia una scelta individuale che le persone compiono essendo
pienamente informate delle possibili conseguenze. Il 49% pensa
invece che i danni del fumo non vengano adeguatamente considerati
e che chi fuma rischia molto di piu' di quanto crede. Gli
italiani risultano tuttavia fortemente consapevoli dei rischi per
la salute derivanti dal fumo. Circa due terzi li giudicano molto
gravi e un altro 30% li considera abbastanza seri. La quota di
coloro che li reputano poco rilevanti e' inferiore al 4%, e non
supera il 6% neanche tra gli stessi fumatori. E' quanto emerge da
una ricerca del Censis, su incarico di British American Tobacco
Italia, presentata oggi a Roma nell'ambito del convegno "Tabacco,
regole e mercato" da Giuseppe De Rita e Giuseppe Roma, presidente
e Direttore generale del Censis.
La ricerca registra come sui comportamenti, pero', l'opinione
pubblica e' divisa. Come affrontare la questione dei consumi di
prodotti da tabacco? Per il 35% degli intervistati un cittadino
adulto e informato deve essere libero di scegliere. Il 18% sposa
una linea "proibizionista", per cui la vendita delle sigarette
dovrebbe essere limitata e progressivamente vietata per tutelare
la salute. L'opzione prevalente (46%) e' pero' quella
«pragmatica», per cui a fronte dei rischi e' meglio che
il commercio sia legale, controllato e tassato.
Scetticismo sulle ipotesi di inasprimento della regolazione. Il
44,5% degli italiani ritiene adeguate le avvertenze sanitarie
riportate attualmente sui pacchetti di sigarette, il 10%
considera gli avvisi addirittura eccessivi, mentre per il 45,5%
sono insufficienti. Ma l'introduzione di fotografie o immagini
"piu' forti" per scoraggiare il fumo e' giudicata per nulla
efficace dal 18% degli intervistati, poco efficace da un altro
54%, mentre solo il 28% e' convinto che potrebbe ridurre molto il
numero dei fumatori. L'indagine del Censis ha evidenziato un
certo scetticismo degli italiani in merito alla efficacia di
altri interventi studiati dall'Unione europea. L'ipotesi di
eliminare marchi e colori dai pacchetti viene giudicata inutile
(59%) o sbagliata (28%) dalla grande maggioranze degli
intervistati. Anche il divieto di esposizione dei prodotti nelle
tabaccherie viene considerato inutile dal 60% del campione e
sbagliato da un ulteriore 20%.
Fumo passivo e tutela dei minori: che fare? Le norme sulle
limitazioni del fumo nei luoghi pubblici chiusi (legge Sirchia)
sono considerate giuste dall'80% degli intervistati. Solo il 14%
vorrebbe un ampliamento diffuso e generalizzato dei divieti,
mentre il 6% considera eccessive le attuali restrizioni. Gli
strumenti ritenuti piu' efficaci per ridurre il fumo tra i minori
sono la repressione del commercio illegale (54%) e l'introduzione
di maggiori controlli e sanzioni per i rivenditori che non
verificano l'eta' degli acquirenti (51%). Molti sono i favorevoli
all'innalzamento a 18 anni dell'eta' minima per l'acquisto
(49,5%).
Il commercio legale di tabacchi lavorati contribuisce alle
finanze pubbliche italiane con circa 14 miliardi di euro l'anno
(piu' di 10,5 miliardi di accise e oltre 3 miliardi di Iva),
impiegando complessivamente nell'intera filiera (dalla produzione
agricola del tabacco al commercio al dettaglio) oltre 200 mila
persone. Il gettito fiscale corrisponde a quasi il 2% delle
entrate delle amministrazioni pubbliche, percentuale che sale al
3,3% se si considerano le sole entrate tributarie erariali.
Grazie a una gestione attenta delle politiche fiscali e dei
prezzi, nell'ultimo ventennio il gettito e' aumentato
costantemente, raddoppiando il valore in termini reali (passando
da 1,34 euro a pacchetto a 2,86 euro). Questi risultati sono
stati ottenuti a fronte di una progressiva diminuzione dei
consumi effettivi (la quota dei fumatori in Italia si colloca a
livelli medio-bassi nella graduatoria europea: fuma il 23% della
popolazione di 14 anni e piu', con 13,4 sigarette fumate
mediamente al giorno) e grazie anche all'efficace azione di
contrasto ai traffici illeciti, sviluppata a cavallo degli anni
2000, che ha portato a una forte riduzione del contrabbando. Lo
stesso non e' avvenuto in altri Paesi europei che hanno seguito
strategie diverse.
Aumentare i prezzi a piccoli passi. Secondo l'indagine del
Censis, l'opinione pubblica non ha una corretta percezione del
carico fiscale sul prezzo finale delle sigarette. Il 30% degli
italiani non e' in grado di esprimere un'indicazione. E tra
quelli che rispondono, piu' di due terzi lo sottostimano,
collocandolo al di sotto del 60% del prezzo di vendita. Molto
articolati i pareri sull'aumento dei prezzi. Il 31% degli
italiani (il 18% tra i fumatori) e' favorevole a un incremento
drastico per scoraggiare l'acquisto di sigarette, il 28% (il 25%
tra i fumatori) preferisce un percorso di piccoli aumenti
scaglionati nel tempo per evitare di favorire il contrabbando, il
27% (il 33% tra i fumatori) e' invece contrario perche' ritiene
che le tasse siano gia' adeguate, infine il 14% (il 24% tra i
fumatori) pensa che la tassazione andrebbe ridotta.
(Wel/ Dire)