(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 17 nov. - "Le linee di
indirizzo nazionale per la salute mentale sono rimaste lettera
morta, almeno per quanto riguarda la loro applicazione sui
migranti". E' quanto ha denunciato Giuseppe Cardamone, medico
psichiatra e psicoterapeuta, redattore de 'I Fogli di Oriss' e di
'Am Rivista della Societa' Italiana di Antropologia Medica' nel
corso del convegno 'Salute mentale e convivenza' che si e' tenuto
a Firenze.
Secondo Cardamone, "in gran parte dell'Italia le strutture
mediche non sono adeguatamente preparate alla ricettivita' dei
disagi mentali e fisici dei cittadini stranieri" perche' "manca
la sensibilita' verso culture diverse dalla nostra". Un grande
ostacolo alla presa in carico dei migranti, aggiunge Cardamone,
e' la "scarsa conoscenza delle lingue straniere da parte del
personale medico".
Il professore precisa che "esistono realta' virtuose in alcune
regioni e in alcune citta', ma si tratta di casi ancora
abbastanza isolati".
Per Cardamone "ogni regione dovrebbe fare un piano per diffondere
le buone pratiche nella ricettivita' dei migranti, ogni piano
sanitario regionale dovrebbe dedicare piu' risorse su questo
aspetto molto importante".
Le linee di indirizzo nazionale per la salute mentale, varate
dallo Stato nel 2008, stimolavano a "promuovere un ulteriore
sviluppo della vocazione multi professionale nei dipartimenti di
salute mentale, integrare alcune variabili significative (lingua,
religione ecc.), all'interno dei sistemi di rilevazione
epidiemologica dei servizi, incentivare l'attivazione e
valorizzazione di centri con dimensione di tipo aziendale,
sovra-aziendale e/o interaziendale rispetto ai problemi della
salute mentale dei migranti". Le linee di indirizzo prevedevano
inoltre lo "sviluppo di competenze professionali e di strategie
operative nell'ambito della clinica transculturale".
(Wel/ Dire)