(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 17 nov. - Tengono duro per
anni, si dedicano al figlio o al partner schizofrenico come
nessun altro saprebbe fare. Sono le 65 donne intervistate per la
ricerca promossa da Onda (Osservatorio nazionale salute donna) e
Jensen sulla qualita' della vita dei familiari di pazienti
schizofrenici. Dai loro racconti emerge un quadro pesante: la
maggior parte, da circa 5 anni, dedica almeno 9 ore al giorno al
parente malato. Il 26% si e' trovata costretta a scegliere un
lavoro part-time, il 43% ha ridotto il tempo che dedica a se
stessa, il 38% quello dedicato al partner e il 33% ai figli.
Tutto questo con conseguenze sulla salute fisica e psichica: il
27% soffre di depressione, senso di impotenza, rabbia e
tristezza, il 68% vive stati d'ansia, il 41% ha momenti di panico
e accusa riduzione o assenza di libido e disturbi del sonno
(41%). Molte di queste donne sono colpite da cistiti, emicrania,
tachicardia, dolori diffusi e disfunzioni ormonali. La ricerca e'
stata presentata al Palazzo Pirelli martedi' 15 novembre.
In Italia l'1% della popolazione e' affetto da psicosi
schizofrenica. "Il care giver di questi malati ha un profilo
particolare - afferma Francesca Merzagora, presidente di Onda-:
il piu' delle volte e' una donna della famiglia, spaventata dalla
gestione delle crisi e dalle difficolta' quotidiane, da
affrontare spesso in solitudine. La malattia psichica richiede
invece un approccio multidisciplinare all'interno di strutture
dove il malato possa essere assistito, laddove possibile, nel
ripristino e reingresso nella vita sociale e di relazione".
"La schizofrenia - spiega Claudio Mencacci, direttore del
Dipartimento di Neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di
Milano - e' un disturbo mentale tra i piu' gravi e complessi, con
esordio giovanile, facile a recidivare, che comporta un
progressivo deterioramento cognitivo, sociale e personale, che
richiede cure costanti e aderenza alla terapia". Ma non sempre il
paziente segue le indicazioni del medico. "Da alcune ricerche
internazionali emerge che a dieci giorni dalla dismissione
dall'ospedale, dal 10 al 25% dei pazienti non e' gia' piu' fedele
alle cure prescritte - sottolinea Claudio Mencacci -. A distanza
di un anno dal ricovero, sono ben il 50% quelli che hanno
abbandonato le cure e la percentuale sale al 75% dopo due anni.
E' il care giver l'unico che sa rendersi conto se il paziente sta
prendendo i farmaci".
Durante la presentazione della ricerca di Onda, e' intervenuta
Francesca Sparacio, medico al Fatebenefratelli e parente di una
persona schizofrenica. "Cio' che provo e' profonda rabbia, un
senso di impotenza e una struggente melanconia per la mia
incapacita' ad aiutare, secondo i miei intendimenti, una persona
a me molto cara affetta da questa malattia invalidante. Non c'e'
altro termine per definirla meglio, poiche' la schizofrenia
sgretola la persona, la allontana a poco a poco dalla realta'
facendole assumere comportamenti condotti dal delirio e dalle
dispercezioni. La conseguenza e' la creazione di un mondo irreale
al quale, anche per i famigliari, diventa sempre piu' difficile e
impossibile avvicinarsi. Ho deciso di portare questa mia
testimonianza poiche' mi rendo conto che nonostante esista la
consapevolezza della gravita' della malattia, non se ne parla o
non lo si fa a sufficienza, per paura e indifferenza con il
risultato di infittire, attorno alla schizofrenia, l'alone di
imbarazzo e stigma che ricadono sia sul paziente sia sui
famigliari, messi a margine dalla societa'".
(Wel/ Dire)