(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 10 nov. - Crescita
occupazionale per la cooperazione italiana all'estero, aumentano
le donne cooperanti e il mestiere diventa sempre piu'
professionale, una scelta lavorativa per la vita e non solo 'una
tantum'. E' quanto emerge dal dossier "Un mestiere difficile.
Cooperazione internazionale, lavorare con le Ong" presentato
Roma, a Palazzo Valentini. Fare il cooperante e' anche
pericoloso: 72 morti nell'arco di 30 anni e il vero killer non
sono le guerre, bensi' gli incidenti stradali nei paesi africani.
Recentemente, stanno aumentando pero' anche i casi di attacchi
violenti nei confronti degli operatori sanitari e in particolare
verso i cooperanti. "In un momento di grande crisi per la
cooperazione italiana e internazionale, le persone che partono
sono sempre molte e continuano ad aumentare, ma a finanziarli
sono fonti diverse dal Mae, sono l'Unione europea, agenzie
dell'Onu, la cooperazione decentrata e finanziatori privati -
dice Cinzia Giudici, presidente Siscos (Servizi per la
Cooperazione internazionale) -"l'aumento altissimo delle donne
che lavorano all'estero con le Ong e' in controtendenza con i
bassi tassi occupazionali femminili nel nostro paese. A parita'
di competenza, spesso vengono scelte le donne per agire in
contesti internazionali". Secondo Giudici "che si sia innalzata
l'eta' dei cooperanti e' un buon segnale perche' si e' usciti
dalla logica 'una volta nella vita', le Ong hanno bisogno di
professionisti che abbiano maturato una competenza specifica". E'
positivo che gli operatori invecchiano nelle organizzazioni,
questo lavoro diventa il vero mestiere della propria vita. "Le
Ong italiane sono africaniste da sempre - continua il presidente
Siscos - l'Africa e' rimasta la grande protagonista ed e' una
fortuna perche' in molti altri contesti c'e' la tendenza ad
abbandonare l'Africa, c'e' chi ha deciso che non vale piu' la
pena di intervenire in quello che viene considerato un continente
alla deriva". Da sempre il Mozambico vede interventi molto ampi
delle Ong italiane. Il mestiere del cooperante non e' pericoloso
per gli incidenti causati da guerre o da perturbazioni sociali
perche' le Ong hanno messo a punto sistemi di sicurezza
raffinati, invece le cause maggiori di malattia provengono da
incidenti stradali che sono killer e da aspetti sanitari che si
possono prevenire con un adeguato "staff care".
A fare il punto sui rischi che corrono i cooperanti e' il medico
Claudio Ceravolo, presidente della Fondazione Coopi, una delle
principali Ong italiane. "Su 30 anni, in cui si stima una
presenza media di circa 3900 cooperanti per anno, ci sono stati
687 sinistri globalmente e 72 casi mortali che non sono pochi su
popolazione giovane e in buona salute - afferma -la mortalita' di
un cooperante e' ai livelli di un minatore e piu' di un
camionista o dei lavoratori edili, non e' una mortalita' bassa".
Il vero big killer da temere sono gli incidenti stradali. "Un
giovane adulto ha 2-3 volte di piu' la probabilita' di morire in
un incidente stradale in un paese africano rispetto all'Europa -
spiega Ceravolo - e' la causa piu' frequente, piu' delle guerre,
dei rapimenti, degli attacchi. Questa e' la fotografia del
passato fino a oggi. Purtroppo, recentemente, il numero degli
attacchi violenti sta rapidamente aumentando e richiede
attenzione sul futuro, perche' soprattutto crescono le vittime
fra le Ong".
Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti,
presidente della Provincia di Roma, sottolinea di credere nella
cooperazione allo sviluppo. "Anche se lo spread ha superato i 500
punti, non perdiamo la fiducia e la volonta' di provare a
costruire un nuovo modello di sviluppo per la nostra comunita' -
afferma - pure in una situazione drammatica, non si deve
dimenticare il mondo della cooperazione. Entro Natale rilanciamo
tutti i nostri bandi, malgrado i tagli drammatici agli enti
locali, non abbiamo mai tolto neanche un centesimo alle risorse
sulla cooperazione internazionale,ci sembrava un buon segnale che
non si colpissero sempre gli ultimi, confido che nei prossimi due
anni manterremo questo impegno". Savino Pezzotta, deputato e
presidente del Consiglio italiano per i rifugiati critica la
politica governativa che continua a tagliare su questo settore.
"Le ultime manovre economiche hanno mostrato che la cooperazione
non e' all'ordine del giorno nei programmi governativi - dice -
la convinzione diffusa e' che la cooperazione sia marginale e
riguardi solo i 'bravi ragazzi', invece dal dossier emerge che la
cooperazione puo' essere una risposta a un'idea di lavoro.
Inoltre in un momento in cui se uno va all'estero e dice che e'
parlamentare non e' solo Sarkozy che si mette a ridere, divulgare
e fare apprezzare la cooperazione, non solo temporanea che segue
un moto del cuore, puo' aiutare l'immagine dell'Italia nel mondo".
(Wel/ Dire)