(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 31 mar. - Seconda condanna per
discriminazione al ministero dell'Istruzione: dopo il tribunale
di Milano, anche il giudice di La Spezia ha stabilito che i tagli
alle ore di sostegno sono discriminatori per gli alunni con
disabilita' e intimato al ministero di ripristinare
immediatamente le ore tagliate. Ma, e' la denuncia della Fish,
"il ministero non sta dando esecuzione al provvedimento, e anzi
ha dato disposizione di non eseguirla". E questo nonostante i
pronunciamenti siano "immediatamente applicabili". Una condotta,
dunque, "grave, molto grave" La decisione del giudice di La
Spezia e' balzato sulle pagine dei quotidiani nazionali: il
ministero e' stato condannato a ripristinare le ore di sostegno
ad uno studente con disabilita' iscritto ad un istituto superiore
cittadino. Una decisione importante, perche' attivata non davanti
al Tar (come avviene comunemente in tutta Italia) ma di fronte ad
un tribunale civile e ai sensi della legge 67/2006 che prevede
una procedura specifica quando si ritiene che un atto (in questo
caso dell'amministrazione pubblica) sia configurabile come
discriminazione nei confronti di una persona con disabilita'. Per
quanto importante, pero', non e' una primizia: gia' a gennaio
infatti il Tribunale di Milano aveva compiuto lo stesso percorso,
condannando il ministero per discriminazione. E non di un alunno,
ma di ben 17 ragazzi e ragazze con disabilita'.
Ora, pero', sottolinea il vicepresidente Fish Salvatore Nocera,
"il problema e' proprio questo: che il ministero non ha dato
esecuzione alla decisione, anche se questa e' immediatamente
esecutiva". Nocera denuncia che non solo il ministero non ha
finora dato seguito alla decisione del tribunale di Milano che
chiedeva di ripristinare le ore di sostegno, ma "ha dato
disposizione di non eseguirla": in sostanza, dunque, non solo il
ministero starebbe collezionando condanne, ma non starebbe
neppure eseguendo le disposizioni della magistratura. "Il
ministero deve uniformarsi subito alle decisioni e invece non lo
sta facendo: una situazione molto grave, di fronte alla quale,
addirittura, i genitori dovrebbero denunciare l'amministrazione
per inosservanza di atti della magistratura".
Vale la pena ricordare che contro l'ordinanza del Tribunale di
Milano, del gennaio 2010, il ministero ha presentato subito
ricorso, che e' stato respinto la scorsa settimana: al decisione
dunque e' ormai definitiva. In ogni caso, precisa Nocera, "anche
in presenza di un ricorso, il ministero e' comunque obbligato a
dare esecuzione alla decisione della magistratura": se infatti,
nei casi in cui ad essere chiamato a giudicare e' il Tar, un
eventuale ricorso puo' comportare una sospensiva del primo grado
di giudizio, nel caso dei tribunali civili attivati secondo la
procedura prevista dalla legge 67/2006 non esiste sospensiva: si
puo' fare ricorso ma la decisione del giudice deve comunque
essere onorata. Cosa che il ministero a distanza di quasi tre
mesi non ha ancora fatto, ledendo ancor piu' il diritto degli
studenti interessati. Oltre a questa, la procedura davanti al
tribunale civile consente alle famiglie di chiedere la condanna
del ministero al risarcimento dei danni non solo materiali, ma
anche morali.
Per Nocera, vista la nuova tendenza dei tribunali, "e'
plausibile che si moltiplicheranno nel tempo i ricorsi alla
magistratura ai sensi della legge 67/2006": una nuova procedura
che si va ad aggiungere a quella classica che nel corso degli
anni ha portato numerosissime condanne al ministero davanti al
Tar. Il tutto sulla scia di importanti pronunciamenti sulla
tutela dei diritti degli alunni disabili venuti anche dalla Corte
Costituzionale (la sentenza 80/2010 fra queste). "Su tutti questi
temi abbiamo chiesto un incontro urgente con il ministero:
contiamo di averlo - riferisce Nocera - nei primi giorni di
aprile".
(Wel/ Dire)