I BAMBINI SI TRANQUILLIZZANO E COLLABORANO CON I TECNICI.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 14 mar. - Leggere una fiaba
puo' evitare l'anestesia ai bambini che si sottopongono a
radioterapia. Soprattutto se e' scritta apposta per questo tipo
di situazione. L'idea e' venuta a Gabriele Carabelli e Sarah
Frasca, tecnici di radioterapia pediatrica all'Istituto nazionale
dei tumori di Milano, che quotidianamente affrontano le
difficolta' di interagire con bambini malati. Cosi' e' nato il
libro "Il gatto che aveva perso la coda" scritto da Emanuela Nava
per Carthusia, e realizzato grazie alla fondazione Magica Cleme.
"La radioterapia e' di per se' indolore, ma richiede
collaborazione da parte dei pazienti -spiega Carabelli- Chi
arriva a questo trattamento, in genere e' gia' passato attraverso
molti altri interventi. È spaventato e dolorante". Cosi',
soprattutto con i piu' piccoli, a volte e' necessario fare
l'anestesia "che peggiora ulteriormente la qualita' di vita del
bambino e dei genitori" aggiunge il tecnico.
La fiaba e' un modo per creare un terreno comune per la
comunicazione fra i medici, il paziente e la sua famiglia. Il
gatto protagonista della storia parte per un viaggio nello spazio
alla ricerca della coda smarrita: nelle illustrazioni,
l'astronave e' uguale al macchinario usato per la radioterapia,
mentre il gatto indossa un casco, che riproduce la maschera che i
bambini indossano durante la cura. Una settimana prima
dell'inizio della terapia il libro viene consegnato gratuitamente
ai genitori dall'Istituto dei tumori (grazie al finanziamento
della fondazione Magica Cleme). "Quando il bambino arriva qui,
noi e loro possiamo fare riferimento alla fiaba per spiegargli la
situazione, e lui riconosce intorno a se' gli elementi che ha
visto nel libro" spiega Carabelli. In questo modo si
tranquillizza e collabora con i tecnici, che non sono costretti a
ricorrere a farmaci anestetizzanti. La versione per l'ospedale ha
all'interno un pieghevole per spiegare ai genitori la storia e
l'uso del libro. Da gennaio sono stati consegnati circa 20
volumi: "Sembra che funzioni, ma stiamo raccogliendo dati e
valutazioni sulle reazioni dei nostri pazienti, per poter
valutare scientificamente l'efficacia di questo strumento
terapeutico" conclude Carabelli.
(Wel/ Dire)