CUDA (SIO):"SERVE SCREENING NEONATALE DI MASSA COME USA E UE".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 7 mar. - La sordita' infantile
profonda incide per lo 0.5-0.7 per mille nuovi nati. Accanto a
queste vi sono poi altrettante forme di minore gravita'. Perche'
e' importante diagnosticare precocemente queste sordita' gravi?
"Perche' in assenza di un tempestivo trattamento il linguaggio
non si sviluppa come dovrebbe (non sento e pertanto non imparo a
parlare)- spiega Domenico Cuda, direttore dell' U.O. di
Otorinolaringoiatria presso l'ospedale "G. da Saliceto" di
Piacenza ed esponente della Societa' italiana di
otorinolaringologia e chirurgia cervico - facciale (Sio)- Se non
si esegue alcun trattamento si arriva fatalmente al vecchio
sordomutismo. Se si interviene tardivamente si hanno in ogni caso
compromissioni piu' o meno severe del linguaggio e della
comunicazione. Ecco l'urgenza del problema".
Cosa e' possibile fare oggi? "Fortunatamente- continua Cuda-
e' possibile sottoporre a screening tutti i nuovi nati con
procedure automatiche molto veloci, economiche e non invasive. Il
metodo piu' utilizzato e' quello delle cosiddette emissioni
otoacustiche. In pratica, l'orecchio sano risponde ad alcuni
stimoli esterni emettendo lievissimi segnali (detti anche "echi"
cocleari). Apparecchiature automatiche captano tali segnali e
forniscono 'disco verde' all'operatore. In caso contrario danno
'disco rosso'". Ma cosa si fa poi con i bambini "disco rosso"?.
"Va precisato che essi non sono necessariamente sordi- avverte
Cuda- in quanto il test dello screening e' molto sensibile ma
potrebbero verificarsi casi di falsi positivi. E' pertanto
necessario che su di essi vengano eseguiti test piu' accurati
detti anche test diagnostici. Questi bambini vengono, quindi,
inviati ad una struttura audiologica (in genere aggregata a
reparti Orl dei principali ospedali) dove verranno eseguiti i
potenziali evocati uditivi (Abr od altri). In alcuni di essi il
risultato dei potenziali sara' normale e pertanto il bambino
sara' dimesso dal programma di osservazione. In altri, invece, la
sordita' sara' confermata. Tutto questo percorso dovra'
completarsi nei primi mesi di vita (auspicabilmente entro il
terzo)- consiglia l'esperto- A questo punto inizia la fase del
trattamento che comprende la protesizzazione acustica e la presa
in carico da parte di una logopedista. Se dopo alcuni mesi di
trattamento riabilitativo i risultati non sono soddisfacenti il
caso viene valutato per eventuale impianto cocleare (od orecchio
bionico)".
"L'esperienza del passato- avverte Cuda- insegna che in
assenza di programmi di screening neonatale della sordita',
lasciata al solo sospetto da parte dei genitori o degli
insegnanti, l'eta' di prima diagnosi e' decisamente tardiva (di
norma compresa fra uno e due anni di vita) con sequele oggi
considerate inaccettabili. Da tutto cio' si desume la capitale
importanza dello screening neonatale universale della sordita'".
A questo punto veniamo alle note dolenti. "Mentre in quasi
tutti i Paesi europei piu' avanzati, negli Stati Uniti ed in
quelli dell'ex blocco sovietico- prosegue l'otorinolaringoiatra-
sono stati adottati programmi di massa per lo screening neonatale
della sordita' a livello nazionale, nel nostro paese essi sono
stati inclusi nei Lea (livelli essenziali di assistenza) solo di
recente (il decreto tra le altre non e' ancora stato emanato). Le
realta' regionali al contrario sono molto variegate. Infatti, da
tempo esistono programmi di screening nelle regioni Liguria,
Umbria, Veneto, Lombardia e Campania. La Regione Emilia Romagna
sta per emanare un decreto che lo rende obbligatorio in tutti i
punti nascita regionali. A livello locale, infine, esistono molti
singoli ospedali che praticano lo screening neonatale
praticamente in quasi tutte le regioni sebbene esso non possa
considerarsi in questi casi universale mancando il pieno
coinvolgimento di tutti i punti nascita di un territorio
(cliniche pediatriche, piccoli ospedali secondari etc.) e sebbene
vada riconosciuto che in questi casi lo screening e' stato
attuato su base volontaria da singoli reparti Orl presso i punti
nascita locali. Risultare chiaro- sottolinea Cuda- come istituire
un programma di questo genere e' cosa molto piu' complessa di
quanto non sembra a prima vista. Infatti si deve prima
organizzare e rendere obbligatorio lo screening in tutti i punti
nascita di una regione prevedendo meccanismi di controllo che ne
garantiscano la copertura di almeno il 95% dei nuovi nati nonche'
un database centralizzato. Inoltre, bisogna formare il personale
dei nidi di questi centri e dotarli delle apparecchiature
necessarie (di solito di basso costo)".
Secondo l'esponente Sio, infine, "Bisogna poi strutturare i
percorsi per l'invio automatico dei casi sospetti ad un centro di
secondo livello per la conferma diagnostica. Devono esistere
automatismi per la presa in carico riabilitativa precoce di
questi casi. Infine, bisogna definire i criteri per inviare i
casi meritori di impianto cocleare a centri di terzo livello.
Pertanto- conclude- non c'e' alcun bisogno di un megacentro di
riferimento, ma un lavoro ben diverso che punti alla
strutturazione di una rete capillare che sia capace di
intercettare, in maniera efficiente e localmente, tutti i nati
con questo problema. A quel punto poi si potranno strutturare i
centri di secondo livello ed infine di terzo (magari anche uno
unico). Diversamente si procedera' come al solito con il passo
del gambero o con la solita' mentalita' top-down, costosa e
criticabile".
(Wel/ Dire)