(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 26 mag. - "Ridurre il rischio
di insufficienza renale allo stadio terminale nei pazienti obesi
e' possibile grazie alla somministrazione di un Ace-inibitore". A
dirlo uno studio dell'Ibim-Cnr di Reggio Calabria e dell'Istituto
Mario Negri di Bergamo, pubblicato sul Journal of American
Society of Nephrology (Jasn).
"Un italiano su dieci circa soffre di obesita'- continua
l'istituto di ricerca- uno su quattro e' in sovrappeso e la
situazione non e' certo migliore negli Stati Uniti, dove ben il
25% degli americani risulta 'oversize' e, cosa ancor piu'
preoccupante, e' obeso un paziente su quattro che inizia la
dialisi".
Carmine Zoccali, responsabile della Commessa di Reggio
Calabria dell'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare
del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibim-Cnr) e direttore
dell'Unita' operativa di nefrologia e trapianto renale Ospedali
riuniti di Reggio Calabria, sottolinea che "oggi l'obesita' e'
considerata la causa piu' frequente di insufficienza renale
cronica, tanto che il rischio di contrarla risulta piu' che
triplicato nei soggetti con obesita' lieve (Indice di massa
corporea, Imc, tra 30 e 35 Kg/m2) e addirittura sette volte
maggiore in quelli con obesita' severa (Imc maggiore di 40
Kg/m2). Nonostante la frequenza della malattia renale cronica
legata all'obesita', la ricerca specifica sui farmaci che possono
ridurre e/o prevenire il danno renale negli obesi e' ancora molto
limitata".
In questo ambito di ricerca, il team dell'Ibim-Cnr di Reggio
Calabria e i ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Bergamo
hanno effettuato una nuova analisi dello studio Ramipril Efficacy
in Nephrology (Rein) appena pubblicata sul Journal of American
Society of Nephrology (Jasn). Lo studio riguarda il ruolo del
Ramipril, un inibitore dell'enzima che regola la sintesi
dell'ormone angiotensina II, prodotto in larga preponderanza dal
rene ma anche dalle arterie e dal cuore, fondamentale per il
controllo del tono vascolare e del circolo renale.
"Alti livelli di angiotensina II possono determinare un
aumento della pressione arteriosa e, al contempo, un'alta
pressione di filtrazione nei glomeruli renali, una delicatissima
e fondamentale componente microscopica dei reni", spiega Zoccali.
L'indagine ha analizzato i dati di un precedente studio
randomizzato, placebo-controllo, che aveva esaminato gli effetti
del Ramipril in 337 pazienti adulti di ambo i sessi, con malattie
renali proteinuriche (presenza di proteine nelle urine) non
correlate al diabete. La velocita' di progressione di queste
malattie e gli effetti del Ramipril sono stati poi confrontati
nei pazienti obesi e in sovrappeso rispetto a quelli normopeso.
"Dalla ricerca e' emerso che il Ramipril ha abbassato
notevolmente il rischio di progressione verso la fase terminale
dell'insufficienza renale in tutte e tre le categorie ponderali
(normopeso, sovrappeso e obesita'), ma l'entita' della riduzione
del rischio e' risultata maggiore per i pazienti obesi, circa
l'86% rispetto al 45% di quelli normopeso", rileva il ricercatore
dell'Ibim-Cnr.
"Questa osservazione e' importante in quanto, nei pazienti
trattati con placebo, gli obesi erano proprio la categoria a
rischio piu' alto di sviluppare nefropatia all'ultimo stadio, con
un rischio piu' che doppio di finire in dialisi rispetto ai
normopeso". Rimane ancora da dimostrare, conclude Zoccali, "se
gli Ace-inibitori come il Ramipril hanno lo stesso effetto
protettivo anche nei pazienti con piu' bassi livelli di
proteinuria o in totale assenza, in attesa di conferma anche dei
risultati della ricerca su studi effettuati in pazienti di altre
etnie. È pero' confermato che l'uso del Ramipril e,
probabilmente, l'uso di altri Ace inibitori non solo e' in grado
di ridurre la pressione arteriosa ma anche di correggere
l'aumento della pressione di filtrazione a livello glomerulare,
cosi' risultando utile nel ritardare la progressione della
malattia renale nei pazienti obesi".
(Com/Gas/ Dire)