CONGRESSO SIO A UDINE: "SERVONO SUBITO LINEE GUIDA UNIVERSALI"
(DIRE - Notiziario Sanita') Udine, 26 mag. - I tumori
faringo-laringei rappresentano il 10% circa di tutte le neoplasie
maligne negli uomini e il 4% nelle donne. Solo in Italia ogni
anno si contano circa 5.000 nuovi casi di carcinoma laringeo tra
gli uomini e 500 tra le donne. E purtroppo, nonostante gli sforzi
della ricerca, la soluzione definitiva non e' stata ancora
trovata. In Europa pero' la mortalita' e' in calo, mentre le
cifre che arrivano dagli Stati Uniti sono in assoluta
controtendenza. Un controsenso che ha una spiegazione per alcuni
tratti molto semplice, ma che la dice lunga sull'importanza di
giungere alla formulazione di linee guida universali: la
diversita' di trattamento, uno degli argomenti caldi trattati nel
corso del 98^ congresso nazionale Sio, Societa' italiana di
otorinolaringologia e chirurgia cervico-facciale, a Udine fino a
sabato.
"Negli Stati Uniti- spiega il professor Giuseppe Rizzotto,
direttore del dipartimento di ORL dell'Ospedale Civile di
Vittorio Veneto- da qualche anno a questa parte nel trattamento
di questo tipo di cancro si privilegia l'utilizzo di chemioteria
e radioterapia. E mentre per quanto riguarda i tumori in generale
abbiamo una casistica in miglioramento sostanziale in quasi tutti
i campi, con statistiche di sopravvivenza in continuo aumento, ci
troviamo invece a dover affrontare questa discrasia: di carcinoma
laringeo si muore tanto e, soprattutto, nel 2010 si muore piu'
che nel 2000".
I tumori della laringe originano, nella maggior parte dei
casi, dalla mucosa (epitelio) che riveste l'interno del canale:
il piu' comune e' il carcinoma a cellule squamose.
I principali fattori di rischio sono il fumo di sigaretta, il
consumo di alcol, il 90 per cento circa dei pazienti con queste
neoplasie fuma e beve. Proprio per questo il tumore della laringe
e' piu' frequente in Veneto e in Friuli Venezia Giulia (18 casi
l'anno ogni 100 mila abitanti), rispetto a Lombardia, Piemonte,
Emilia-Romagna e Toscana (10 casi l'anno ogni 100 mila abitanti)
e al Meridione (7,3 casi l'anno ogni 100 mila abitanti).
Nel vecchio continente prevale ancora l'approccio chirurgico,
certamente piu' invasivo, ma con percentuali di risoluzione
assolutamente migliori rispetto all'approccio americano. "Bisogna
riflettere su questo tipo di dati- continua Rizzotto- e' ormai
acclarato che in questo momento, la terapia d'elezione e'
assolutamente quella chirurgica, che risolve (anche se non in
maniera definitiva) il 90% dei casi. Cio' non toglie che il
futuro sia rivolto evidentemente a cure meno invasive. Ma pare
ormai chiaro che la ricerca nel campo della chemio e della
radioterapia non abbia ancora prodotto risultati soddisfacenti,
risultando inefficace. Possiamo ben dire che l'Europa, con un
sapiente uso della chirurgia conservativa, e' in questo campo
ancora un passo avanti".
(Pic/ Dire)