(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 mag. - Il problema della
medicina penitenziaria ha contraddistinto la seduta di ieri della
commissione Sanita', riunita in due audizioni con la Federazione
dei sindacati della dirigenza della Sanita' (Confedir) e con il
coordinamento regionale Uil Pa - Penitenziari. Sindacalisti,
quindi, ma anche medici, psicologi, volontari, che hanno come
comune denominatore l'impegno quotidiano all'interno della case
circondariali laziali.
Il problema principale emerso durante il primo incontro con
Confedir e' legato soprattutto al sovraffollamento delle
strutture e alla parziale applicazione della riforma che ha di
fatto passato le competenze in materia di medicina penitenziaria
dal ministero della Giustizia al ministero della Salute, e quindi
alle Asl. Ad oggi, i reclusi nelle carceri regionali sono 6.630
rispetto a una capienza massima stimata in 4.856 unita'. Il
sovraffollamento incide molto sulla salute dei detenuti e degli
agenti di polizia, anche in virtu' di presidi
medico-infermieristici non sempre in funzione ventiquattro ore su
ventiquattro.
Denunciata anche una inadeguatezza degli apparecchi
diagnostici in dotazione agli ambulatori carcerari e l'eccessivo
ricorso a strutture esterno di pronto soccorso in mancanza di
presidi adeguati dentro le case circondariali. Con il conseguente
intasamento di ospedali pubblici e il massiccio dispiego di forze
di polizia per rendere sicuro il trasporto di detenuti feriti o
colpiti da malore, hanno spiegato gli agenti della Uil Pa -
Penitenziari.
Tutte le sigle ascoltate dalla Commissione concordano
sull'istituzione di un tavolo permanente sulla sanita'
penitenziaria e sulla necessita' di individuare da parte della
Regione Lazio una struttura trasversale ad hoc che faccia da
interlocutrice per tale problematica, alla stregua del Garante
dei detenuti.
(Wel/ Dire)