(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 mag. - La Commissione
europea chiede all'Italia di "assicurare che le acque reflue
prodotte dagli agglomerati con piu' di 10mila abitanti e
scaricate in aree sensibili siano adeguatamente trattate". La
mancanza di idonei sistemi di raccolta e trattamento, "che
avrebbero dovuto essere istituiti gia' dal 1998, comporta rischi
per la salute umana, le acque interne e l'ambiente marino".
Nonostante la normativa Ue "in Italia almeno 143 citta'
disseminate sul territorio del paese non sono ancora collegate ad
un impianto fognario adeguato, sono prive di impianti per il
trattamento secondario e/o non hanno la capacita' di gestire le
variazioni di carico delle acque reflue".
A causa della lentezza dei progressi compiuti dall'Italia in
questo ambito la Commissione, su raccomandazione del Commissario
per l'Ambiente Janez Potocnik, ha inviato un parere motivato. Se
l'Italia non adempira' entro due mesi, la Commissione puo' adire
la Corte di giustizia dell'Ue.
Secondo quanto previsto dalla normativa Ue in materia di
trattamento delle acque reflue urbane, gli agglomerati con oltre
10mila abitanti dovevano dotarsi, a partire dal 1998, di sistemi
per la raccolta e il trattamento delle acque reflue. Gli Stati
membri sono tenuti inoltre a garantire che le acque che entrano
nei sistemi di raccolta subiscano un trattamento "secondario"
volto a rimuovere le sostanze inquinanti prima che siano
scaricate nel mare o in acqua dolce. Gli impianti di trattamento
devono inoltre essere in grado di fare fronte alle variazioni
stagionali di carico delle acque reflue.
(Wel/ Dire)