(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 16 mag. - Senso civico e
ragioni individualistiche: la spinta a donare il proprio sangue
arriva da un doppio binario.
Oltre che per il desiderio di fare del bene, infatti, si diventa
donatori anche per ragioni prettamente personali, cioe' per la
possibilita' di tenere monitorato il proprio stato di salute. Di
piu': la motivazione personale e' in cima alla lista rispetto a
tutte le altre ragioni che spingono alla donazione. Lo dicono,
nero su bianco, i dati del rapporto Censis-Fidas presentato oggi
a Parma (vedi lancio precedente).
Secondo quanto raccolto dai questionari, "la possibilita' di
tenere sotto controllo la propria salute" e' tra le ragioni
principali per cui si dona: ha spinto il 60,3% delle persone a
fare la prima donazione ed e' alla base della decisione di
continuare l'esperienza nel 65,4% dei casi. A seguire, in ordine
di importanza, e' la spinta della rete familiare e sociale.
In particolare, l'esempio degli amici e' una motivazione valida
per il 42,8% delle persone che scelgono di donare periodicamente
e per il 44,9% delle prime donazioni. La consuetudine familiare
alla donazione costituisce, d'altro canto, uno stimolo forte per
circa un terzo del campione: per il 32,8% e' alla base della
prima donazione e per il 31,6% ha portato alla scelta di
diventare donatore periodico. Il buon esempio della famiglia ha
maggiore presa tra i giovani: il 40,8% degli under29 lo ha
indicato tra i fattori chiave, contro il 29,2% degli over29. In
molti casi, anche la conoscenza diretta di persone che hanno
bisogno di sangue e' tra le motivazioni centrali: le e'
attribuito un punteggio molto alto dal 36,5% dei rispondenti a
proposito della prima donazione e dal 34,7% come motivo della
donazione periodica. Contano molto, infine, le attivita' di
sensibilizzazione e promozione del dono, che hanno spronato e
invogliato circa il 30% del campione. "Sono i valori della
condivisione, della consuetudine e della normalita' a permeare
l'atto della donazione - riassume il Censis -, che si configura
come un gesto di consapevolezza della propria possibilita' di
aiutare il prossimo, perche' si e' forti in salute, e tra i
propri doveri di cittadino, ricevuti con l'educazione familiare e
con l'esempio dei migliori tra i pari, che si annovera anche
questa fora di solidarieta'".
Al di la' del perche' una persona dona, e' rassicurante la
diffusa propensione a ripetere l'esperienza periodicamente: il
73,3% dei nuovi donatori ha espresso chiaramente e senza dubbio
la disponibilita' in tal senso e un altro 21,7% si e' dimostrato
sulla stessa linea d'onda, anche se con minor convinzione. Sono
soprattutto i piu' giovani (oltre il 75% fino a 35 anni) a
rispondere che, senza riserve, torneranno a donare. I giovani
costituiscono anche la quota maggiore di nuovi donatori (19,2%
tra gli under29, che diventa 5,3% tra gli over45), mentre si
assiste a una progressiva crescita dei donatori periodici con
l'aumentare dell'eta', fino alla classe 36-45 anni, in cui
raggiungono la quota dell'87,3%.
(Wel/ Dire)