RINALDI (SAPIENZA): CONSERVATE PER CURARLI. SITUAZIONE E' GRAVE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 5 mag. - "Il governo giapponese
ha richiesto al nostro Dipartimento dell'Universita' di Roma 'La
Sapienza' di poter ospitare nel nostro centro di
criopreservazione almeno una cinquantina di campioni di cellule
staminali ematopoietiche (sono cellule staminali che danno
origine a tutte le cellule del sangue ndr) provenienti dagli
operatori della centrale nucleare di Fukushima". Lo fa sapere
Cristina Rinaldi, associato di Immunologia all'Universita' 'La
Sapienza' di Roma e membro del pool scientifico del comitato
'Vota Si' per fermare il nucleare'.
"Come l'hanno chiesto a noi lo stanno chiedendo a molti altri
centri sparsi nel mondo- spiega Rinaldi- questo perche' temono
che i continui black out della corrente elettrica che avvengono
ora in Giappone possano danneggiare le cellule nei loro centri di
stoccaggio".
Queste cellule staminali, prelevate agli individui prima delle
esposizioni alle radiazioni, "saranno reinfuse successivamente
nei singoli proprietari- spiega l'associato di Immunologia della
'Sapienza'- e' un trapianto autologo che ha l'enorme vantaggio di
essere compatibile e quindi di non essere rigettato".
Le staminali saranno reinfuse "al fine di poter ricostituire
l'integrita' del loro sistema ematopoietico, dopo il
danneggiamento subito a seguito delle radiazioni- aggiunge
Rinaldi- questo per evitare le sindromi ematopoietiche o le varie
forme di leucemie che possono sopraggiungere nel tempo"."Ricordo
che l'incidente nucleare a seconda della sua gravita' e delle
radiazioni emesse (quantita' e tipo) causano danni gravi ed
evidenti alla salute umana- prosegue Cristina Rinaldi, associato
di Immunologia all'Universita' 'La Sapienza' di Roma e membro del
pool scientifico del comitato 'Vota Si' per fermare il nucleare'-
tali danni possono sopraggiungere nell'immediato (come le varie
sindromi da radiazioni che a seconda della dose assorbita sono,
in progressione, neurologici, cardiovascolari, gastrointestinali
e ematopoietiche in cui la morte puo' avvenire da alcune ore ad
alcuni mesi) oppure dopo diversi decenni, come nei casi di
tumori e di difetti genetici trasmissibili, casi non
necessariamente fatali, ma che rendono la vita dolorosa e
difficile. Tutto questo e' successo e sta tuttora succedendo a
seguito del disastro nucleare di Chernobyl".
Nei casi di sindromi ematopoietiche, "in cui generalmente gli
effetti letali si manifestano dopo alcuni mesi, si possono
attuare terapie di supporto che possono evitare la morte- segnala
la docente di Immunologia della Sapienza- il fatto che il governo
Giapponese si stia dando da fare in modo corretto chiedendo aiuto
al mondo intero in questo settore fa senz'altro onore alla sua
capacita' preventiva e organizzativa, ma dimostra anche in modo
evidente la gravita' del danno subito alla salute umana a seguito
delle radiazioni provenienti dalla centrale di Fukushima. E
questo solo dopo appena un mese e mezzo dall'incidente".
(Wel/ Dire)