(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 14 lug. - Chi e' positivo al
test dell'Hiv in Italia subisce discriminazioni sul posto di
lavoro e anche in televisione nei reality show. "Abbiamo scoperto
che in alcuni reality show si chiede alle persone di fare il test
e che le persone positive al virus dell'Aids vengono escluse
automaticamente, con la clinica che viola la privacy e comunica i
risulatati direttamente alla redazione" denuncia Rosaria Iardino,
presidente di Nps Onlus. "In Italia c'e' un forte stigma su chi
e' sieropositivo - continua -da un lato, spingendo a fare il test
si fanno emergere le persone affette da Hiv, ma poi si trovano
discriminate perche' in moltissimi luoghi di lavoro si chiede il
test prima di assumere o si fa uno screening annuale, ad esempio
al ministero della Difesa, escludendo dall'occupazione i
sieropositivi". La denuncia arriva nell'ambito della conferenza
stampa convocata dal primo Forum della societa' civile italiana
sull'Hiv/Aids in vista della VI Conferenza Ias a Roma, il piu'
grande evento scientifico mondiale su questa malattia che si
terra' nella capitale dal 17 al 20 luglio.Con la "Dichiarazione
di Roma" le 13 associazioni che hanno dato vita al Forum chiedono
al governo che la sconfitta dell'Hiv divenga una priorita' fino
al 2015 in accordo con gli obiettivi del Millennio delle Nazioni
Unite. Tra di esse ci sono Action Aid, Anlaids, Arcigay e Circolo
Mario Mieli, realta' differenti ma con l'unico obiettivo della
lotta all'Aids. In totale all'evento partecipano 47 associazioni
e comunita' di accoglienza.
"E' la giornata della community - dichiara Stefano Vella, co
chair della conferenza Ias, direttore del dipartimento del
Farmaco dell'Istituto superiore di sanita' - la community sta
seduta al tavolo ma e' anche indipendente, non c'e' influenza da
parte della comunita' scientifica". I temi sul piatto sono sia la
questione dell'impegno internazionale dell'Italia ma anche la
situazione delle discriminazioni sul luogo di lavoro e la
prevenzione. Dopo la precisazione arrivata da Elisabetta Belloni,
direttore generale della Cooperazione allo sviluppo della
Farnesina sul fatto che "con le manovre degli ultimi anni
sproporzione delle quote e' arrivata al punto che oggi il
ministero degli Esteri ha il 20% del budget per la Cooperazione a
fronte del 72% del Ministero dell'Economia", sono arrivate le
reazioni delle associazioni. Alessandra Cerioli, presidente Lila
ha denunciato l'assenza di alcuni decisori politici che erano
stati invitati. "Non e' venuto nessuno per il ministero del
Lavoro, nonostante la problematica principale sia la
discriminazione e il mancato accesso all'impiego - afferma -
abbiamo scoperto che il ministero non ha un dipartimento per
queste problematiche. Abbiamo chiesto che almeno mandassero un
messaggio per avviare un dialogo ma neanche il messaggio e'
arrivato. Altra diserzione e' quella del ministero dell'Economia,
la cui presenza era importante alla luce di quanto riferito da
Elisabetta Belloni".
Stefania Burbo, dell' Osservatorio italiano sull'azione globale
contro l'Aids ha ricapitolato le cifre: "nonostante i maggiori
accessi alla terapia antiretrovirale, nove milioni di persone ne
sono escluse in tutto il mondo - dice - sulla trasmissione virus
madre figlio, per la prima volta nel 2009 abbiamo superato la
soglia del 50% della copertura, le infezioni stanno calando ma ci
sono 7mila casi nuovi ogni giorno al mondo e per ogni persona che
ha accesso alla terapia ce ne sono altre due che contraggono il
virus, quindi devono aumentare gli investimenti per gli obiettivi
del 2015 anche se la pandemia si sta stabilizzando". Nel 2009
hanno smesso di crescere i contributi internazionali nella lotta
all'Aids. Sebbene l'Italia si sia impegnata a versare 130 milioni
di euro per il 2009 e altrettanti del 2010 al fondo globale
contro malaria, tubercolosi e aids, non lo ha ancora fatto,
"nonostante gli impegni presi da Berlusconi al G8 dell'Aquila
davanti alla comunita' internazionale".
(Wel/ Dire)