LUPI: "ASTINENZA E FEDELTÀ NON SONO SEMPRE PRATICABILI".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 27 giu. - L'Associazione
italiana donne per lo sviluppo aveva accolto positivamente la
parziale apertura del Papa l'anno scorso sull'uso del
preservativo nell'ambito di programmi per la prevenzione dell'Hiv
e Aids. La Santa Sede, in occasione del recente summit delle
Nazioni Unite su questa malattia, e' tornata invece a far marcia
indietro, esprimendo l'assoluta opposizione all'utilizzo del
condom e il ritorno alla proposta dell'astinenza e fedelta'
coniugale come unica via per evitare il contagio. L'Aidos e'
preoccupata per questo, a suo giudizio, passo indietro del
Vaticano. "Non si puo' assolutamente sottovalutare o negare
l'importanza dell'uso del preservativo come mezzo di prevenzione
dell'Hic/Aids- afferma Natalia Lupi, responsabile delle relazioni
istituzionali dell'Aidos- accanto ad altre strategie volte a
promuovere comportamenti sessuali centrati sulla responsabilita'
e sul rispetto della persona. E cio', tenendo conto della
liberta' di coscienza e di scelta di ciascuno, che vuol dire
anche rispettarne le convinzioni religiose ed etiche". Secondo i
dati piu' recenti forniti da Unaids, il programma congiunto
dell'Onu su Hiv/Aids, la prevenzione e' efficace proprio quando
unisce diverse strategie: uso sistematico del preservativo,
educazione a una sessualita' responsabile, astinenza e fedelta'.
Unaids conferma inoltre che l'uso del preservativo riduce
sensibilmente la trasmissione del virus.
"Astinenza e fedelta' non sono sempre praticabili: usare il
condom nel caso di un rapporto sessuale potenzialmente a rischio
diventa fondamentale- fa notare Natalia Lupi- Nonostante negli
ultimi anni siano stati fatti importanti passi avanti nella
risposta alla pandemia, ogni giorno nel mondo si registrano 7.000
nuovi casi di infezione e per ogni persona che inizia la terapia
antiretrovirale, ve ne sono due che contraggono il virus Hiv". "I
diritti sessuali e riproduttivi, incluso il diritto a
un'educazione sessuale integrata, e l'empowerment delle donne,
anch'essi contestati dalla Santa Sede- insiste la Lupi- devono
essere messi al centro della lotta all'Hiv/Aids, perche' ancora
oggi, in Africa sub-sahariana il 60 per cento delle persone
sieropositive sono donne e ragazze, e questo non e' piu'
accettabile. Questa e' la politica di tutte le organizzazioni
internazionali, a cominciare dall'Organizzazione Mondiale della
Sanita'- conclude la Lupi- portata avanti tra mille difficolta'
dai Governi africani impegnati a combattere l'epidemia".
(Wel/ Dire)