(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 16 giu. - I sogni, le speranze
e le riflessioni dei ragazzi del Centro sui disturbi del
comportamento alimentare sono gli uni accanto agli altri, e
insieme a brani di canzoni e alle poesie da loro composte
decorano le pareti della sala d'attesa dell'Ospedale Gozzadini.
Una mostra che gia' dal titolo, "Tutto quello che non abbiamo mai
detto", fa capire che qui si scava in profondita'. L'iniziativa
nasce da un laboratorio in cui i pazienti in day hospital
dell'Unita' operativa di neuropsichiatria infantile sono stati
invitati a raccontarsi proprio attraverso le immagini: c'e' chi
ha scattato una foto che descrive un sogno e chi narra la propria
vita attraverso i ritratti delle persone piu' care. La mostra e'
il coronamento delle attivita' terapeutiche svolte durante le
giornate di day hospital, e in particolare del "Laboratorio
Mediamente" che si concentra sull'immagine del corpo promossa dai
media. Durante il laboratorio vengono proiettati video,
analizzate copertine di giornali e pubblicita' per capire gli
stereotipi proposti dai mass media e per "smontare" le strategie
comunicative. A completamento del lavoro svolto gli operatori
hanno chiesto ai ragazzi di raccontarsi attraverso foto scattate
da loro stessi.
La opere rimarranno in mostra fino al 17 giugno nella sala
d'attesa del padiglione 13 (piano terra).
L'unita' di neuropsichiatria infantile si occupa di disturbi
alimentari fin dal 1994 ed e' divisa in tre aree: i pazienti piu'
gravi sono ricoverati, quelli di media gravita' sono curati in
day hospital e quelli con disturbi di grado inferiore sono
seguiti con controlli ambulatoriali periodici. Ogni unita'
comprende un gruppo di otto operatori coordinati da un medico,
uno psicologo e un dietista e supportati dai volontari della
Fanep (Associazione famiglie neurologia pediatrica). Il gruppo
del day hospital e' diretto dalla dottoressa Francesca Rossi, che
racconta cosi' l'idea della mostra: "I ragazzi della nostra
unita' sono 12 (11 ragazze e un maschio), tutti tra i 18 ai 24
anni. Si sono occupati loro dell'allestimento di tutta la mostra:
anche le musiche di accompagnamento sono state scelte da loro".
Esporre le proprie opere e' un momento importante. "L'obiettivo
cruciale su cui lavoriamo e' quello di far aprire i ragazzi, dare
loro gli strumenti per comunicare", aggiunge il dottor Eros
Lancianese, uno degli operatori. I ragazzi del day hospital
vengono seguiti con attivita' piu' propriamente psicologiche e
altre di tipo occupazionale, in giornate che durano dalle 8.45
fino alle 17, durante le quali vengono somministrate colazione,
pranzo e merenda sotto l'assistenza del personale. Le attivita'
sono di fotografia ma non solo: ci sono laboratori di decoupage e
lavori di carta, stoffa e pasta di mais, oltre a uno spazio
dedicato allo shiatsu e alla pet therapy. "Noi medici a volte
rischiamo di sacrificare il buon senso a favore della sola
cultura accademica - spiega Andrea Pession, direttore dell'unita'
operativa di pediatria -: fortunatamente il rapporto con persone
piu' concrete come gli infermieri, i volontari e i pazienti ci
riporta con i piedi per terra. Anche questa iniziativa, che
riempie la struttura ospedaliera di opere dei pazienti, ci deve
ricordare che l'ospedale e' prima di tutto loro".
(Wel/ Dire)