RICERCA IRES: MA HANNO UNA PAGA PIU' BASSA DEGLI ITALIANI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 9 giu. - Nel lavoro pubblico ed
in particolare nel settore socio-sanitario e' boom di lavoratori
migranti, almeno stando ai dati sugli iscritti al sindacato di
categoria della Cgil. Lo dimostra una ricerca dell'Istituto
ricerche economiche e sociali (Ires) dell'Emilia-Romagna,
presentata oggi con un convegno dalla Fp-Cgil regionale a
Bologna. "Nella nostra categoria in Emilia-Romagna gli immigrati
sono l'8,2% del totale degli iscritti con un aumento del 12%
nell'ultimo anno", spiega Gianni Paoletti della segretaria
regionale della Fp.
Nel comparto socio-sanitario, poi, "si arriva a oltre il 24%
del totale con punte del 43% a Parma e del 40% a Piacenza",
continua Paoletti nell'introduzione alla ricerca, aggiungendo che
"anche negli altri settori privati la percentuale e' alta perche'
arriva oltre il 24% nell'igiene ambientale privata e quasi al 20%
nella sanita' privata". L'approfondimento dell'Ires, curato da
Matteo Rinaldini e Cristina Nicolosi, rileva poi che nel comparto
socio-sanitario l'area di maggiore presenza di lavoratori
migranti e' l'assistenza agli anziani fino a punte del 70%),
mentre sono piu' basse le percentuali nel caso dei disabili (non
si supera il 40%) e soprattutto nel settore educativo, "dove si
individuano- si legge nel report- poche decine di soggetti in
tutta la regione". Proseguendo, Paoletti sottolinea che in
generale "il tasso di occupazione degli immigrati, con la crisi,
e' passato dal 67% al 64% mentre il tasso di occupazione degli
italiani autoctoni dal 58% al 57%", mentre per la disoccupazione
si e' passati dall'8,8% al 12,6% tra gli stranieri e dal 6,9%
all'8,2% tra gli italiani: "In sostanza gli stranieri vengono in
Italia sia per lavorare che per fare i disoccupati e risulta
chiaro che sono licenziabili molto piu' degli italiani".
Per quanto riguarda la retribuzione netta, poi, risulta che
quella di un lavoratore migrante e' in media inferiore del
rispetto a quella di un italiano, con uno scarto che arriva fino
al 28% per le donne. In sintesi, dunque, "gli immigrati vanno a
ricoprire le fasce deboli del mercato del lavoro- afferma
Paoletti- sia perche' una parte dei lavori gli italiani non
vogliono piu' farli alle condizioni date, sia perche' gli
immigrati sono piu' ricattabili e sono costretti ad accettare
condizioni piu' sfavorevoli".
Alla luce di questi dati, "abbiamo la necessita' di
responsabilizzare gli enti locali anche rispetto alle
problematiche specifiche dei lavoratori immigrati", afferma
Paoletti, ricordando che "anche quando c'e' un appalto e'
comunque l'ente pubblico che deve farsi carico della
responsabilita' politica e amministrativa di una gestione che
rispetti le specificita' e i diritti di tutti i lavoratori,
compresi gli immigrati". Infine, per quanto riguarda il
sindacato, per la Fp e' necessario "rafforzare la nostra
iniziativa nei confronti degli immigrati", sottolinea Paoletti,
ma anche "stimolare la partecipazione diretta degli immigrati
all'attivita' sindacale anche come delegati", che secondo la
ricerca sono ancora molto pochi. La stessa presenza di stranieri
nei direttivi del sindacato, "che e' fra le regole che ci siamo
dati come Cgil- conclude Paoletti- non puo' essere un obiettivo
burocratico ma un obiettivo reale".
(Wel/ Dire)