(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 10 feb. - La cannabis, piu' di
ogni altra sostanza psicoattiva, date le sue proprieta' e la sua
"maneggevolezza", puo' essere considerata una droga gateway
perche' fa sperimentare, a chi ne fa uso, sensazioni e
alterazioni dello stato di coscienza che possono indurlo a
reiterare questo comportamento, creando una sensibilizzazione
dalla quale possono scaturire comportamenti d'abuso e di ricerca
di sostanze piu' forti.
A questa conclusione giungono gli autori del manuale "Cannabis
e danni alla salute. Aspetti tossicologici, neuropsichici,
medici, sociali e linee di indirizzo per la prevenzione e il
trattamento", realizzato dal Dipartimento Politiche Antidroga in
collaborazione con l'Unodc (United Nations Office on Drug and
Crime) e col ministero dell'Istruzione, Universita' e Ricerca e
presentato in questi giorni dal senatore Carlo Giovanardi,
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle
Politiche Antidroga.
"La sensibilita' agli effetti della cannabis e la
predisposizione a sviluppare forme di dipendenza da altre
sostanze stupefacenti- si legge nella pubblicazione- sono
caratteristiche variabili a seconda dell'individuo, influenzati
da fattori neurobiologici e congnitivo-comportamentali oltre che
da elementi come l'attitudine al rischio e alla sperimentazione,
l'ambiente sociale e familiare, il potere d'acquisto, la
disponibilita' e l'accessibilita' della sostanza e le sue
proprieta' biotossicologiche".
Secondo gli autori, dunque, l'insieme di questi fattori e'
dunque il mix che fa la differenza tra chi sperimenta la cannabis
per poi abbandonarla e chi, invece, passa a gradi superiori di
consumo: da quello occasionale a quello permanente per arrivare
alla dipendenza. Gli autori concludono osservando che se la
cannabis, come altre sostanze psicoattive, viene utilizzata da
una persona che ha proprio fattori di vulnerabilita', essa potra'
diventare una cosiddetta droga gateway. (Fonte: www.droganews.it)
(Wel/ Dire)