PROPOSTA IDO: "SVILUPPARE PERCORSI MIRATI NELLA SCUOLA".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 dic. - "I disturbi specifici
dell'apprendimento (Dsa) hanno avuto una grande espansione nel
momento in cui molti bambini che presentavano difficolta'
scolastiche sono stati considerati a rischio come dislessici
laddove, invece, dovevano essere trattati con percorsi di tipo
pedagogico". Lo ha dichiarato il direttore dell'Istituto di
Ortofonologia (IdO), Federico Bianchi di Castelbianco, che
venerdi' scorso ha presentato alla Camera i risultati
dell'indagine condotta nell'ambito del progetto 'Ora SI' durante
la conferenza stampa su 'La scuola dell'obbligo ed i disturbi
specifici dell'apprendimento'.
"La ricerca svolta con gli insegnanti, nell'ambito del
progetto- ha proseguito Castelbianco- ha permesso, senza valutare
i bambini in senso clinico, di ridurre al 4% il numero possibile
dei bambini a rischio Dsa, grazie alle attivita' di supporto
svolte con le insegnanti durante l'iter pedagogico".
Questo dato, secondo il direttore dell'IdO, "indica che al di
fuori della scuola devono essere presi in carico da specialisti
solo una percentuale estremamente ridotta di bambini".
Castelbianco ha precisato, durante la conferenza stampa, che
"sui Dsa non c'e' ancora una definizione eziologica certa, anzi
e' in discussione se si tratti di un disturbo di origine
unicamente neurobiologica o genetica". La posizione dell'IdO,
infatti, e' che "vi sia, sulla base degli studi raggiunti, solo
l'1% di casi relativi a difficolta' di origine genetica, per il
resto si tratta invece di un'origine dovuta a fattori
psicogeni".
Per quanto riguarda i test somministrati nelle scuole, invece,
lo psicoterapeuta dell'eta' evolutiva ha sottolineato che "essi
hanno solo un carattere descrittivo, indicando criteri per
individuare la quantita' di errori commessi o valutare le
competenze raggiunte dai bambini". A tal proposito, ha
evidenziato come "finalmente sia stata riconosciuta la presenza
di disagio emotivo in tutti questi bambini, e sia ora prevista
almeno una situazione di comorbidita' con disturbi d'ansia, cosa
che non era mai stata accettata".
Infatti, alla materna "non esiste- ha affermato Castelbianco-
la possibilita' di individuare bambini a rischio Dsa, anche
perche' la diagnosi puo' essere effettuata solo al secondo anno
avanzato delle elementari. L'insegnamento affrettato della
letto-scrittura- ha sostenuto- e' foriero di confusioni nel
bambino e anche negli operatori".
Sulla percentuale del 3%, ha aggiunto che "sono tutti
d'accordo, e' sara' importante che le scuole, con ad esempio
mille studenti, considerino la possibilita' di dover sostenere
per questo specifico problema circa 30 alunni. Se pero'- ha
precisato- il numero crescesse o si concretizzasse solo in una o
due fasce di eta', come 7 o 8 anni, starebbe ad indicare
un'eventualita' quasi certa di errore diagnostico. In aggiunta-ha
chiarito il direttore dell'IdO- non esistono casi di dislessia
improvvisa a 10, 12, 15 anni".
Gli screening effettuati nelle scuole materne, inoltre, "non
rilevano nessun indicatore di rischio per la dislessia , ma solo
la presenza di bambini con disturbi di linguaggio che possono
tradursi in difficolta' nella letto-scrittura, ma anche in tal
caso non sono definibili come dislessici.
D'altra parte questi test assumono invece un grande valore- ha
spiegato Castelbianco- perche' permettono di individuare i
bambini che presentano disagi o forme di immaturita' che
porterebbero poi, se non compensate o superate, a situazioni di
difficolta' e confusioni provocando serie difficolta'
scolastiche".
Lo psicoterapeuta dell'eta' evolutiva ha sottolineato la
necessita', al fine di evitare confusioni tra Dsa e difficolta'
scolastiche, "di non mandare i bambini anticipatamente alle
elementari in quanto, come regola, devono effettuare prima tre
anni di scuola materna. Ricordiamoci- ha ripetuto il direttore-
che il requisito primario non e' la sola intelligenza, ma la
maturita'". Non si deve cadere nella convinzione che "i bambini
di oggi abbiano un'intelligenza superiore a quelli di 20 anni fa.
È sbagliato e non vero. Certo i giovanissimi- ha evidenziato
Castelbianco- presentano una maggiore intuizione di carattere
informatico-tecnologica, determinata anche da una diversa
stimolazione, che ci porta a dire che la risposta dei bambini
cambia in base alle diverse stimolazioni mentre il livello di
intelligenza e' sempre lo stesso". A sostegno di questa
affermazione vi e' l'evidenza relativa ai bambini anticipatari, a
scuola a 5 anni, che "nel 30% dei casi presentano difficolta'
diffuse, e per la meta' di questi, il 15%, presenta
problematicita' scolastiche che possono sembrare Dsa ma in
realta' non lo sono. Proprio questa realta' aiuta a riflettere
sulle cause della dislessia, troppo presto e' stata avvalorata
come unica l'origine genetica".
Pertanto, la richiesta dell'IdO e': "seguire le indicazioni
del ministero dell'Istruzione dell'Universita' e della Ricerca,
individuando dei percorsi pedagogici mirati nella scuola, per
risolvere i problemi all'interno piuttosto che rivolgersi sempre
all'esterno, e far si' che lo specialista debba intervenire solo
per la percentuale reale dei casi individuati come Dsa".
Sugli strumenti compensativi, lo psicoterapeuta ha concluso
che "devono essere intesi come un aiuto e non come la soluzione e
vanno proposti dalla terza/quarta elementare in poi, dovendo
aiutare a preservare l'apprendimento concettuale senza
interferire con la naturale evoluzione , che pur se possibile
verrebbe disincentivata".
(Wel/ Dire)