(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 15 dic. - Rifarsi il sorriso
nei Paesi dell'est Europa, a basso costo, e' diventato un
business che sta strozzando gli odontotecnici italiani. Ogni anno
si calcola che siano circa 2.000 le persone che partono
dall'Emilia-Romagna per fare "turismo dentale" in Romania. E
questa e' una delle regioni meno colpite dal fenomeno. A causa
dei laboratori odontotecnici abusivi e dei viaggi all'estero, in
Emilia-Romagna ha chiuso il 10% di imprese del settore negli
ultimi 10 anni (sono scomparsi circa 140 laboratori), mentre
negli ultimi cinque anni e' andato perduto un terzo degli addetti
e circa 25 milioni di euro di fatturato (su un totale di 250
milioni). A snocciolare i numeri e a suonare l'allarme, oggi in
conferenza stampa nella sede di Cna Bologna, sono le associazioni
di categoria di Cna, Confartigianato, Confesercenti e Antlo
dell'Emilia-Romagna, riuniti in un coordinamento regionale
proprio per combattere il fenomeno. "Ne va della salute dei
pazienti e del nostro lavoro", spiega Stefano Silvestroni di
Cio-Confesercenti, che denuncia un vero e proprio mercato dietro
al cosiddetto turismo dentale. "Ci sono agenzie di viaggio che si
occupano solo di questo- avverte Silvestroni- e ci sono alcuni
sindacati, come la Cgil, che organizzano dei pullman per portare
i pazienti nell'est Europa, danneggiando la loro salute e il
nostro lavoro".
Ad attirare sono i prezzi e i tempi di attesa: una protesi
dentaria fatta in Romania costa in media un terzo e viene
impiantata in genere in un weekend. Ma i rischi sono alti. Prima
di tutto, vengono usati "materiali scadenti- sottolinea
Silvestroni- in alcune protesi sono state trovate anche quantita'
di piombo di 11 volte superiore ai limiti di legge sui giocattoli
per bambini". Ma a pesare anche il basso profilo professionale
degli operatori.
"Quando un lavoro e' fatto male i danni biologici sono
irreversibili", ammonisce Silvestroni. Senza dimenticare che "non
si possono dare garanzie per un lavoro del genere fatto in pochi
giorni", aggiunge Michele Zaccaria di Antlo. Il problema,
comunque, non e' solo all'estero. "Anche in Italia si cominciano
a usare materiali scadenti e a far realizzare le protesi in
laboratori abusivi", denunciano le associazioni di categoria. Da
qui la decisione di creare un tavolo di coordinamento, che invoca
a livello nazionale una "regolamentazione dell'attivita',
aggiornando il profilo professionale della categoria e
introducendo regole chiare per le imprese che fabbricano le
protesi".
Del resto, sottolineano le associazioni di categoria, "il
profilo dell'odontotecnico e' ancora fermo al regio decreto del
1928 e non e' ancora considerato una professione sanitaria". La
questione ha una ricaduta anche sui prezzi. "La regolamentazione
e' cosi' vecchia e farraginosa- spiega Daniele Dondarini,
responsabile di Cna Unione benessere e sanita'- che per abbassare
i costi si e' costretti o a diminuire gli standard di sicurezza o
a operare nel sommerso". Anche per questo, le associazioni degli
odontotecnici chiedono una "defiscalizzazione delle protesi".
Inoltre, invocano da tempo un confronto con la categoria dei
dentisti, che "per anni ci ha escluso".
(Wel/ Dire)