(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 12 dic. - "Questa settimana,
Ministri e Capi di stato di tutto il mondo si riuniscono a
Ginevra per celebrare i 60 anni della Convenzione sui rifugiati.
Un anniversario che gli oltre 15 milioni di rifugiati, in ogni
parte del mondo, non hanno tuttavia alcuna ragione di
festeggiare. Ad oggi, numerosi Paesi chiudono le loro frontiere e
riducono gli aiuti ai rifugiati e ai richiedenti asilo". Cosi' la
lettera aperta di Medici senza Frontiere in occasione proprio
dell'anniversario della Convenzione sui rifugiati. Secondo Kostas
Moschochoritis, direttore generale di Medici Senza Frontiere
Italia, "si si poteva aspettare che Ministri e Capi di stato
rispettassero il loro indefettibile impegno a favore della
Convenzione, ma cosi' non e' stato. Troppo spesso, i governi
aggirano le loro responsabilita' riguardo ai rifugiati o
semplicemente le ignorano. Questo atteggiamento comporta gravi
conseguenze mediche e umanitarie per le persone che avevano
promesso di proteggere".
"L'idea di asilo - afferma - e' al centro della Convenzione sui
rifugiati. Le politiche dei governi, sempre piu' restrittive -
anche se non apertamente in contrasto con il diritto
internazionale e con le legislazioni nazionali o regionali -
violano tuttavia lo spirito della Convenzione e il senso stesso
della parola 'asilo'. Voltando le spalle ai richiedenti asilo e
ai rifugiati, gli Stati finiscono per svolgere un ruolo
repressivo anziche' protettivo".
In Sud Africa, Medici Senza Frontiere ha potuto constatare che
alcuni migranti originari dello Zimbabwe senza passaporto si sono
visti rifiutare l'ingresso nel principale posto di frontiera,
trovandosi cosi' nell'impossibilita' di avanzare una richiesta
d'asilo. "Molti tentano allora di entrare illegalmente in Sud
Africa - continua il direttore generale di Msf - esponendosi a
molteplici pericoli: annegare nel fiume Limpopo, subire gli
attacchi dei coccodrilli o rimanere vittime di imboscate da parte
di violenti gruppi criminali che rastrellano le zone di
frontiera. Nei primi sei mesi dell'anno, le nostre e'quipe hanno
preso in carico 42 persone che erano state violentate da gruppi
criminali mentre tentavano di attraversare la frontiera. Temiamo
che le vittime siano ben piu' numerose, dato che una parte di
loro non si avvicina alle strutture sanitarie".
L'Europa, che e' stata oggetto della creazione di questa
Convenzione, non tratta molto meglio i suoi richiedenti asilo.
Ricorda Msf: "Quest'anno, le rivolte popolari in Africa
settentrionale hanno spinto circa 57 mila persone in cerca
d'asilo e migranti ad attraversare il Mediterraneo per
raggiungere l'Italia e Malta. Non meno di 2 mila persone
sarebbero decedute in mare. I sopravvissuti alla traversata sono
stati trattenuti in centri d'accoglienza, spesso in condizioni di
vita pessime. Nel marzo di quest'anno, 3 mila nuovi arrivati non
hanno avuto altra scelta che dormire per molte notti sulla
banchina del porto di Lampedusa e hanno dovuto sopravvivere
ciascuno con 1,5 litri d'acqua al giorno, condividendo 16 bagni
chimici".
"Per frenare lo sbarco sulle proprie coste dei richiedenti asilo
e dei rifugiati, il governo italiano si e' premurato di firmare
degli accordi bilaterali con il governo tunisino ad interim e con
il Consiglio nazionale di transizione libico, e questo malgrado
la guerra che proseguiva in Libia.
Tali accordi consistevano nel rimpatriare in Nord Africa i
richiedenti asilo che sbarcavano in Europa. L'Italia era
direttamente impegnata, insieme ad altri Paesi europei, nel
conflitto libico. Era percio' particolarmente responsabile
nell'offrire ai rifugiati in fuga dalla guerra, delle condizioni
decenti di accoglienza e l'accesso a una procedura d'asilo
efficace ed equa. Anche per coloro la cui richiesta d'asilo e'
stata accolta, lo status di rifugiato non basta a garantir loro
la sopravvivenza. Esclusi e privi di qualsiasi assistenza,
numerosi rifugiati sono costretti a migrare ancor piu' lontano,
nella speranza di provvedere alla sussistenza propria e delle
loro famiglie. Questo e' tanto piu' vero in quanto oggi i Paesi
in via di sviluppo accolgono gran parte dei rifugiati del mondo,
cosa che non si verificava 60 anni fa".
Non solo: "Quasi mezzo milione di somali vivono - o piuttosto
sopravvivono - a Dadaab, il piu' grande campo rifugiati del
mondo. I primi ripari sono stati installati oltre vent'anni fa in
questa zona del Kenya settentrionale che oggi e' la quarta citta'
del Paese. Alcune ricerche mediche, condotte da Msf nel 2011 tra
i nuovi rifugiati, hanno rivelato un aumento dei tassi di
malnutrizione tra i bambini al di sotto dei 5 anni. Si e'
riscontrato che lo stato di salute dei bambini sfuggiti alla fame
e alla violenza in Somalia, sopravvissuti all'esodo verso il
Kenya, era ulteriormente peggiorato dopo il loro arrivo al campo.
Sembra che non vi sia alcuna terra d'accoglienza per i rifugiati
somali".
Conclude Kostas Moschochoritis: "Le attivita' mediche e
umanitarie hanno un impatto tangibile sul benessere dei
rifugiati, dei richiedenti asilo e di tutti quelli che fuggono
dalla violenza o dalla crisi economica nel loro Paese d'origine.
Ma quest'impatto e' limitato. Le popolazioni sono oggi sempre
piu' mobili e le motivazioni per attraversare la frontiera sono
molteplici. I governi non possono continuare a opporre il
controllo dei flussi migratori alla protezione dei rifugiati.
Devono rispondere con urgenza alle piu' vaste domande di aiuto e
di protezione nonche' prevedere soluzioni a lungo termine. La
Convenzione del 1951 resta uno strumento ineludibile per offrire
assistenza e protezione ai rifugiati. Ci auguriamo che un giorno
tutti i Paesi s'impegnino per venire loro in aiuto implementando
delle politiche conformi allo spirito della Convenzione. Solo
allora i Ministri, i capi di stato e i rifugiati del mondo
avranno realmente qualche cosa da celebrare".
(Wel/ Dire)