LA DISCRIMINAZIONE PERCEPITA E' "PERVASIVA E TRASVERSALE"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 1 dic. - Calcolare e
contrastare lo stigma che circonda l'Hiv: e' questo il senso del
progetto di ricerca "Lo Stigma: discriminazioni socialmente
trasmissibili", realizzato dal dipartimento di Psicologia
applicata dell'Universita' di Padova e da Nps Italia onlus, in
collaborazione con la Consulta associazioni per la lotta all'Aids
e con finanziamento ministeriale. La ricerca nasce dalla
constatazione di una netta discrepanza tra percezione e realta'
in materia di trasmissione del virus. Infatti, a fronte di un
continuo aumento delle infezioni contratte attraverso rapporti
eterosessuali non protetti, e' ancora radicata nella societa' la
convinzione che la trasmissione avvenga a seguito dei cosiddetti
"comportamenti a rischio", come omosessualita' e
tossicodipendenza. "Questo aspetto culturale - spiegano i
promotori - mina fortemente l'efficacia delle attivita' di
prevenzione, oltre a rendere difficile, per chi e' portatore del
virus, di sentirsi pienamente parte della comunita'". Aspetto
centrale e innovativo della ricerca e' la produzione di
indicatori scientifici che consentono per la prima volta il
monitoraggio del livello di "stigma" e la valutazione
dell'efficacia delle attivita' di contrasto. La ricerca, durata
un anno e mezzo, e' stata realizzata con un totale di 1.267
interviste a persone con Hiv, loro familiari, amici, partner,
alla "gente comune" e a operatori dell'ambito sociosanitario.
Dai risultati emerge che le persone con Hiv sentono un forte
livello di stigma e quindi faticano a immaginare un proprio
futuro all'interno della societa' (punteggio 7,6 su una scala da
1 a 10). Allo stesso tempo, queste persone sentono di non poter
gestire o contrastare adeguatamente le discriminazioni di cui
sono vittima (7,4). "Questo risultato - spiegano i ricercatori -
e' dovuto alla percezione di una discriminazione troppo pervasiva
e trasversale, cosi' forte da non poter fare altro che accettarla
o denunciarla". E che questa pervasivita' sia reale lo dimostra
un'altra serie di dati, da cui emerge che sono gli operatori
sociosanitari, quotidianamente a contatto con le persone con Hiv,
i primi a mantenere lo "stigma" (punteggio 7,4), seguiti dalla
gente comune (7,2) e dai familiari/partner (7,1). Cio' significa
che, nonostante siano le persone piu' competenti e informate in
materia, gli operatori sono portatori di un retaggio culturale
ancorato nel passato: non significa che danno un giudizio morale
negativo, ma che in fondo permane in loro la convinzione che il
contagio sia dovuto a "comportamenti a rischio". Proprio per
questo, e' evidente che gli operatori non sono i piu' indicati a
contrastare lo stigma: la ricerca suggerisce che questa attivita'
dovrebbe essere a carico delle stesse persone che hanno contratto
il virus.
(Wel/ Dire)