(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 21 apr. - Il Sindacato dei
medici Italiani-Smi, si rivolge, con una lettera, al presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, denunciando profili di
incostituzionalita' all'interno del decreto legislativo sui
lavori usuranti che ha avuto il via libera dal governo il 14
aprile scorso.
Lo Smi insiste sulla necessita' di sanare un'ingiustizia nei
confronti dei medici del 118 e della guardia medica. "Questi
professionisti- scrive Salvo Cali', segretario generale Smi- non
sono dipendenti pubblici, ma lavorano con un rapporto di
convenzione con il Servizio sanitario nazionale con
caratteristiche equiparabili ai loro colleghi ospedalieri:
prestano il loro servizio in strutture pubbliche e con un orario
stabilito dalla stessa azienda. Sono medici che lavorano di notte
e in condizioni di stress evidenti, a contatto con le emergenze
(talvolta anche straordinarie), e purtroppo, spesso anche in
condizione di scarsa agibilita' dal punto di vista delle
strutture e di quello della sicurezza. Sono molti i casi di
aggressioni nei confronti delle guardie mediche, e alcuni
purtroppo hanno avuto un epilogo tragico. Sulla base di queste
osservazioni, da anni chiediamo che vengano inseriti, cosi' come
avviene con altri lavoratori aventi gli stessi requisiti, tra le
categorie che rientrano nelle tutele previste dalla legislazione
sul lavoro notturno e quindi tra i beneficiari dei lavori
usuranti. Purtroppo i diversi interventi legislativi fatti in
questi anni, non ultimo il citato decreto legislativo, non sono
intervenuti in tal senso".
Eppure, denuncia ancora il sindacato, nel Ssn assistiamo anche
a una situazione incomprensibile: "Ci consenta di far rilevare un
paradosso- continua il segretario Smi nella missiva al capo dello
Stato- all'interno della stessa postazione di emrgenza-118,
operano fianco a fianco medici dipendenti che rientrano tra le
categorie del lavoro notturno e altri, solo perche'
'parasubordinati', che ne sono esclusi. crediamo che questa sia
una palese disparita' di trattamento nei confronti di un nutrito
numero di cittadini italiani che verrebbero cosi' discriminati.
Nei fatti abbiamo medici di Serie A, portatori di diritti e altri
di Serie B senza tutele. È evidente che il provvedimento in
questione appare in antitesi con l'art. 3 della Costituzione che
prevede espressamente l'uguaglianza di tutti i cittadini, letto
peraltro in correlazione con l'art. 35 co. 1 Cost che a sua
volta, testualmente, prevede che 'La Repubblica tutela il lavoro
in tutte le sue forme ed applicazioni' e l'art. 38 co. 2 Cost.
che contempla i diritti dei lavoratori in caso di malattia,
invalidita' e vecchiaia. Non sembra, che, nel caso di specie
venga rispettato il principio di uguaglianza ne' che il lavoro
venga tutelato in tutte le sue forme di svolgimento".
Per tutte queste ragioni, lo Smi chiede al presidente della
Repubblica di prendere in considerazione la questione "certi-
conclude Cali'- di essere portavoce di un disagio diffuso nella
categoria e di una sensibilita' sul tema, che attraversa tutte le
sigle sindacali del settore medico". A tal proposito, lo Smi,
anche prendendo spunto dalla lettera inviata al presidente della
Repubblica, nonche' partendo dall'ultimo incontro avuto su questo
nodo con il ministro della Salute, Fazio, invita tutte le sigle
del sindacalismo medico ad aprire una vertenza unitaria con il
governo per sanare questa situazione.
(Wel/ Dire)