I RISULTATI DI UNO STUDIO INTERNAZIONALE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 21 apr. - Un farmaco contenente
oro, gia' conosciuto nel trattamento dell'artrite reumatoide,
potrebbe essere la chiave di volta nella messa a punto di una
cura efficace contro l'Hiv/Aids. L'auranofin - questo il nome del
composto - riesce infatti a stanare il virus proprio nelle sue
"stanze piu' segrete", in una sorta di "magazzino" virale in cui
l'Hiv si annida, perche' al riparo da farmaci e anticorpi. E'
questo in sintesi lo studio condotto da un'equipe internazionale
di studiosi di cui il ricercatore italiano, Andrea Savarino,
dell'Istituto superiore di sanita' (Iss), e' il principale
autore. La ricerca e' pubblicata oggi su Aids, la maggiore
pubblicazione scientifica nel campo e finanziata dalla Fondazione
Roma.
"Si tratta di un'importante scoperta che individua per la
prima volta un approccio promettente di possibile eradicazione
dei 'reservoir' virali- afferma Enrico Garaci, presidente
dell'Is, che per primo ha intuito e suggerito l'utilizzo
dell'auranofin- Le attuali terapie antiretrovirali infatti non
sono state in grado finora di identificare questo magazzino del
virus, motivo per cui, non appena le terapie vengono sospese, il
virus si riattiva prepotentemente. Inoltre, piu' grande e' questo
'serbatoio', piu' e' difficile per il sistema immunitario tenere
l'infezione sotto controllo. La grande sfida sara' ora tentare di
ridurre l'ampiezza di questo magazzino, mantenendola sotto una
certa soglia e vedere se questo permettera' al sistema
immunitario di tenere l'infezione sotto permanente controllo".
Lo studio - che vede coinvolti, oltre a ricercatori dell'Iss,
Anna Teresa Palamara dell'Universita' di Roma 'La Sapienza', il
gruppo di Antonello Mai della stessa Universita', il Vaccine and
Gene Therapy Institute della Florida, e la company Bioqual nel
Maryland (Usa) - "e' stato condotto nelle scimmie infettate-
continua la nota- con un virus molto vicino all'Hiv, in cui si e'
visto che in questo magazzino virale nascosto, cosi'
inafferrabile (che gli scienziati chiamano 'reservoir'), l'Hiv e'
presente fisicamente, ma in una forma latente ovvero inespressa,
all'interno di un tipo particolare di cellule immunitarie,
chiamate cellule T CD4 della memoria".
"Queste cellule sono longeve e non possono essere bersaglio ne'
di farmaci ne' delle difese immunitarie, proprio perche' il virus
e' qui nascosto, dunque invisibile- si legge ancora- Se le
terapie antiretrovirali vengono sospese, prima o poi, il virus si
risveglia e ricomincia la progressione della malattia. Per
liberare dunque l'organismo dall'Hiv, le cellule che ospitano il
virus latente devono essere distrutte".
"Questo e' stato, negli ultimi anni, l'obiettivo della ricerca
sull'Aids, una sorta di 'Santo Graal'- spiega Savarino-
perseguito dagli scienziati con diverse strategie, tra cui le
cosiddette 'shock and kill' ('colpisci e uccidi'), con cui si
tenta di stanare il virus latente e quindi attaccarlo. Proprio
mentre stavamo valutando l'auranofin come candidato per la
strategia 'shock and kill', ci siamo accorti che il farmaco era
quello giusto perche' causava la morte delle cellule T della
memoria centrale, lasciando pero' le cellule precursori, ovvero
le T CD4 vergini, praticamente intatte. E tutto questo senza
risvegliare il virus e il relativo pericolo. Le scimmie hanno
mostrato una migliore capacita' di mantenere l'infezione sotto
controllo e una di loro ha mantenuto per un anno una carica
virale bassa, oltreche' un livello alto di CD4, proprio le
cellule immunitarie vergini che l'HIV decima". Una sorta di
remissione dell'infezione, dunque, sebbene non ancora una cura,
poiche' gli acidi nucleici virali rimangono rilevabili, sebbene i
loro livelli siano bassi. "Dobbiamo ancora esplorare tutti gli
effetti dell'eliminazione di queste cellule, ma l'approccio
sembra promettente anche perche' sappiamo che le cellule possono
essere rimpiazzate dall'organismo a partire da una nuova sorgente
di cellule vergini".
Un ulteriore approfondimento di questi effetti sulle scimmie
sara' necessario. Solo dopo questo, si potra' pensare a un
eventuale sperimentazione clinica sull'uomo. "Nel frattempo-
conclude il ricercatore- il consiglio e' quello di non comprare
il farmaco su e-Bay ne' di seguire trattamenti fai-da-te".
(Wel/ Dire)